Informazione economica

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Mercoledì 16 Febbraio 2022

La produzione a Bergamo si conferma in crescita a fine 2021, ma le aspettative degli imprenditori segnalano maggiori rischi

Continua a crescere anche nel quarto trimestre 2021 la produzione manifatturiera in provincia di Bergamo: la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari al +10,4% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e al +13,6% per quelle artigiane con almeno 3 addetti. Tale incremento consente al comparto industriale di chiudere il 2021 con un +17,4% complessivo, mentre il settore artigiano mette a segno un +16,4% in media d’anno. Si tratta di risultati importanti, che permettono non solo un pieno recupero delle perdite registrate durante la crisi del 2020 quando la produzione era calata del -9,2% nell’industria e del -11,3% nell’artigianato, ma anche di raggiungere i livelli produttivi più elevati della serie storica. In un quadro globalmente positivo, non mancano però elementi di preoccupazione, legati soprattutto alla continua crescita dei costi degli input produttivi, non sufficientemente compensata dall’aumento dei listini. La flessione delle aspettative degli imprenditori sull’avvio del 2022 rappresenta in questo senso un campanello d’allarme.

INDUSTRIA - L’industria bergamasca nel quarto trimestre del 2021 registra una crescita congiunturale della produzione del +1,7%, confermando il rallentamento fisiologico avvenuto nella seconda metà dell’anno dopo i ritmi molto elevati che hanno caratterizzato i primi due trimestri. In Lombardia l’incremento negli ultimi tre mesi è leggermente più intenso (+2,3% la variazione congiunturale), ma la crescita media registrata in regione nel 2021 risulta complessivamente inferiore (+15,6%). Se come termine di paragone si utilizzano invece i livelli medi del 2019, prima della crisi, la perfomance della provincia appare ancora più brillante (+6,6% contro +4,3% regionale).

Il risultato positivo registrato a Bergamo è frutto della specializzazione nel settore meccanico, che ha registrato una crescita particolarmente vivace nel 2021, ma anche la chimica, i mezzi di trasporto e la gomma-plastica hanno già superato i livelli pre-crisi. Tra i comparti che invece non hanno ancora recuperato i valori del 2019 si trovano quelli afferenti al sistema moda (tessile, abbigliamento, pelli e calzature) e l’industria alimentare.

ARTIGIANATO - Nell’ultima parte del 2021 la produzione manifatturiera dell’artigianato in provincia di Bergamo cresce più velocemente rispetto alla Lombardia (+3,7% la variazione congiunturale contro 2,6% regionale), risultato confermato anche dalla variazione media annua (+16,4% contro +11,7%). Grazie a questa migliore capacità di reagire, le imprese artigiane bergamasche mostrano di aver già oltrepassato i livelli produttivi pre-crisi (+3,3% la variazione del 2021 rispetto al 2019), mentre in Lombardia il recupero non è stato ancora completato (-1,5%).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Risultati molto positivi nel 2021 sia per l’industria che l’artigianato bergamaschi, superiori alle medie regionali: non solo hanno recuperato le perdite del 2020, ma hanno raggiunto due nuovi massimi di produzione. L’ultimo trimestre tuttavia lascia intravedere un raffreddamento della crescita e un peggioramento delle aspettative, conseguenza delle dinamiche dei costi, energia e gas in primis, e dell’impennata dell’inflazione.”

Ultima modifica: Mercoledì 16 Febbraio 2022
Martedì 15 Febbraio 2022

La seconda edizione 2021 del Bollettino dei prezzi edili registra i rincari delle materie prime e dei costi di produzione

È disponibile da oggi per l’acquisto la seconda edizione 2021 del “Bollettino dei prezzi informativi delle opere edili”, edito dalla Camera di commercio in collaborazione con ANCE Bergamo, l’associazione dei costruttori edili. Le dinamiche di mercato, in particolare il rincaro delle materie prime e dei costi di produzione, hanno reso necessario un aggiornamento del bollettino a pochi mesi di distanza dalla prima edizione 2021, pubblicata nel giugno scorso, che riguardava i soli capitoli dell’edilizia.

Questa seconda edizione 2021 contiene l’aggiornamento completo dei prezzi informativi delle opere edili praticati in provincia di Bergamo. Solo i prezzi dei capitoli B (opere da cementista e stuccatore) ed E (opere in pietra naturale) non sono stati forniti in quanto questi due capitoli sono in fase di completa revisione.

La pubblicazione riporta le quotazioni delle opere compiute, degli impianti, dei noleggi e della sicurezza nei cantieri, risultanti dalla rilevazione di oltre 8.000 voci e alla quale hanno collaborato circa 200 ditte rappresentative del settore. I prezzi riportati sono rilevati nel periodo immediatamente precedente il 15 settembre 2021.

Il Bollettino viene pubblicato nella versione cartacea, online e in formato PDF. L’acquisto si effettua dal sito web della Camera di commercio di Bergamo.

Ultima modifica: Martedì 15 Febbraio 2022
Martedì 25 Gennaio 2022

Nel 2021 più iscrizioni di imprese rispetto alle attese

Il quarto trimestre 2021 si chiude con 94.595 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. Le iscrizioni sono 1.205 in aumento di 6,3% su base annua. Le cessazioni non d’ufficio sono 1.322, segnando una variazione tendenziale positiva su base annua del 4,1%. Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni (non d’ufficio) risulta negativo con -117 unità (-136 nel corrispondente periodo del 2020).

Il tasso di natalità delle imprese registrate risulta pari a 1,3% mentre il tasso di mortalità si attesta a 1,5%.

Le imprese attive (84.712) risultano in aumento (+921 posizioni, pari all’1,1% su base annua) rispetto allo stesso trimestre del 2020.

Nella bergamasca tra i settori economici i servizi rappresentano il 38,4% delle imprese attive, seguiti da commercio (22,3%), le costruzioni (20,7%) e la manifattura (12,7%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso sono cresciuti i servizi (+639 con una variazione pari a 2,0% su base annua), l’agricoltura (+79 pari a 1,6% su base annua), le costruzioni (+170 pari allo 1,0% su base annua) e il commercio (+83 pari a 0,4% su base annua). Risultano, invece, diminuite le imprese attive nella manifattura (-61 pari a -0,6% su base annua).

Quanto al tasso di natalità per settore produttivo, si distinguono positivamente i servizi (1,1%), le costruzioni (1,0%) e il commercio (0,8%). A seguire, con lo stesso valore, l’agricoltura (0,6%) e la manifattura (0,6%). Osservando, invece, il tasso di mortalità, l’agricoltura rileva il valore inferiore (0,7%). Sono maggiori i tassi di mortalità delle costruzioni (1,6%), dei servizi (1,6%) del commercio (1,4%) e della manifattura (1,4%).

In relazione alla natura giuridica, l’impresa individuale risulta la forma giuridica maggiormente diffusa nella provincia con un’incidenza del 52,9% sulle imprese attive totali. A seguire le società di capitali (25.309 pari al 29,9%), le società di persone (12.771 pari a 15,1%) e le altre forme giuridiche (1.822 pari a 2,2%). Confermando una tendenza in atto da tempo, le società di capitali attive registrano la variazione tendenziale maggiore (3,7%). A seguire le altre forme giuridiche (1,1%) e le imprese individuali (0,6%). Sono, invece, in flessione negativa le società di persone (-1,9%).

Le imprese straniere attive sono 9.553 pari a 11,3% delle imprese attive totali con una variazione tendenziale su base annua pari a 3,3%. Le imprese femminili attive sono 17.343 (2,4% su base annua) e rappresentano il 20,5% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 7.611 (1,6% su base annua) e rappresentano il 9% delle imprese attive totali.

Nel quarto trimestre 2021 sono 30.115 le imprese artigiane registrate. I dati di flusso mostrano un aumento su base tendenziale: le nuove iscrizioni sono 407 (+18,3% su base annua) e le cessazioni (avvenute non d’ufficio) sono 420 con una variazione pari a +9,7% su base annua. Il saldo complessivo risulta negativo con -13 unità (-39 nel corrispondente periodo del 2020). Il tasso di natalità delle imprese registra l’1,4% mentre il tasso di mortalità segna l’1,6%.

Le imprese artigiane attive sono, invece, 30.037 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, una crescita di 27 posizioni con una variazione tendenziale pari a 0,1%.

L’analisi dei settori economici mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nell’ambito delle costruzioni (13.446 pari al 44,8% delle imprese attive totali), dei servizi (8.369 pari al 27,9%), della manifattura (6.543 pari a 21,8%) e del commercio (1.552 pari al 5,2%).  In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso crescono i servizi (+81 con una variazione tendenziale pari a 1,0% su base annua), il commercio (+15 pari a 1,0% su base annua) e le costruzioni (+32 pari a 0,2% su base annua). Diminuisce, invece, la manifattura (-104 pari a ‑1,6% su base annua).

Analizzando la forma giuridica, invece, il 74,4% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,1%), le società di capitali (10,4%), i consorzi (0,02%) e le cooperative (0,02%).

Nel quarto trimestre 2021 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati complessivamente 582, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+306).

Le 108.413 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, aumentate rispetto a un anno fa (+1.361), impiegano 401.640 addetti (di cui 331.889 dipendenti e 69.751 indipendenti). Il dato degli addetti è riferito al trimestre precedente rispetto alle imprese e unità locali e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Rispetto allo stesso periodo del 2020 si registra pertanto una crescita degli addetti totali pari a +6.856, con una variazione tendenziale del +1,7% su base annua.

Tra i settori economici si riscontrano incrementi di addetti nelle localizzazioni attive dei servizi (+4.234) delle costruzioni (+1.788), dell’agricoltura (+732) e del commercio (+525). Rilevanti perdite di addetti su base annua si rilevano nella manifattura (-707).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Nel quarto trimestre del 2021 il saldo delle imprese attive continua a crescere, confermando la tendenza registrata nei due trimestri precedenti. Le iscrizioni trimestrali non erano così numerose dal quarto trimestre 2017. Dopo il crollo che si è verificato nel 2020, il numero totale delle imprese iscritte nell’intero anno 2021 è maggiore del dato atteso considerando i dati dell’ultimo decennio, è però prematuro pensare ad un'inversione di tendenza.

Ultima modifica: Martedì 25 Gennaio 2022
Lunedì 17 Gennaio 2022

La chimica bergamasca supera i livelli pre-crisi ma non in tutte le merceologie

Nei valori cumulati dell’anno 2021, secondo gli ultimi dati Istat disponibili fino al terzo trimestre, le esportazioni di sostanze e prodotti chimici registrano un valore di 1.923 milioni di euro, pari al 15,5% delle esportazioni manifatturiere, e riportano una variazione percentuale pari a +23,6% rispetto allo stesso periodo del 2020. Se questa risultanza non sorprende, essendo dovuta all’effetto della pandemia con il blocco delle attività economiche e degli scambi transfrontalieri, è significativo notare che anche rispetto al 2019 si segni un buon +11,1%.

Analizzando le categorie merceologiche di cui si compone la chimica, tutte, con l’eccezione di pitture, vernici e smalti, riportano una variazione tendenziale positiva rispetto allo stesso periodo dell’anno 2020. Nello specifico, le fibre sintetiche e artificiali registrano un +31,7%, seguono saponi e detergenti (+26,5%), prodotti chimici di base (+26,3%), altri prodotti chimici (+12,4%) e agrofarmarci (+1,5%).

Il confronto con i dati del 2019, esenti dagli effetti della crisi economica da Covid-19, mette in evidenza come le esportazioni di agrofarmaci si siano praticamente quadruplicate e che altre variazioni rilevanti abbiano interessato i prodotti chimici di base (+15,8%) e gli altri prodotti chimici (+9%). Sono invece diminuiti i valori delle fibre sintetiche e artificiali (-7,3%), pitture e vernici (‑6,5%) e saponi e detergenti (-3,9%).

Nel complesso, il valore delle esportazioni di Bergamo ha raggiunto nel terzo trimestre del 2021 la quota di 12.446 milioni di euro, con i macchinari, i prodotti chimici e i metalli che si confermano i primi settori per valore rappresentando complessivamente il 54,2% delle esportazioni manifatturiere (queste ultime sono la quasi totalità dell’export della provincia di Bergamo).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “L’analisi degli ultimi dati Istat mostra che le esportazioni della chimica, il secondo settore per valore dell’export bergamasco, hanno superato pienamente i valori pre-crisi. Osservando le singole merceologie, tuttavia, la situazione appare diversificata. Mostrano, infatti, netti segni di ripresa rispetto al 2019 agrofarmaci, prodotti chimici di base e altri prodotti chimici. Altre merceologie, come fibre sintetiche, pitture e saponi, non hanno ancora recuperato i livelli pre crisi. In prospettiva, l’impennata dei costi dell’energia elettrica rappresenta una forte criticità per i comparti energivori della chimica”.

Ultima modifica: Lunedì 21 Marzo 2022
Lunedì 13 Dicembre 2021

Le esportazioni bergamasche volano al +6,9% rispetto al 2019

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 4.223 milioni di euro (+16,6% su base annua, contro variazioni del 16,8% in Lombardia e del 13,6% in Italia).

Le importazioni sono state pari a 2.764 milioni (+38,5% tendenziale, contro +26,8% in Lombardia e +24,1% in Italia).

Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.459 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.626 milioni).

Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.038 milioni, +8,7%), prodotti chimici (635 milioni, +33,5%), metalli di base (532 milioni, +17,0%), articoli in gomma (410 milioni, +19,5%), mezzi di trasporto (390 milioni, +15,0%), apparecchi elettrici (290 milioni, +23,2%), tessile e abbigliamento (257 milioni, +18,7%) e alimentari (245 milioni, +7,4%).

Nel trimestre in esame, per area geografica di destinazione, positivo il tasso di variazione tendenziale verso l’area UE 27 post Brexit (16,7%) e verso l’Eurozona (17,6%). Recuperano anche i mercati extra UE (16,4%) con variazioni positive per tutte le aree (Paesi europei extra UE, Africa settentrionale, Altri paesi africani, America settentrionale, America centro-meridionale, Asia centrale, Asia orientale, Oceania e altri territori) tranne che per il Medio Oriente.

Variazioni positive nel confronto con il corrispondente trimestre del 2020 anche le esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo: Germania (14,9%), Francia (13,0%), Stati Uniti (23,6%), Spagna (23,8%), Regno Unito (13,1%), Polonia (9,0%), Cina (15,8%), Svizzera (8,4%), Paesi Bassi (12,5%), Austria (31,5%).

In un confronto con i valori pre crisi del corrispondente trimestre 2019 il valore complessivo delle esportazioni è salito del 6,9%, con variazioni negative soltanto per legno (-1,2%) e macchinari ( 0,4%). Rispetto alle aree geografiche di destinazione si registrano variazioni negative del trimestre confrontato con il pre crisi per Africa settentrionale, America settentrionale, Medio Oriente, Asia centrale e Oceania. Tutti i primi 10 paesi di destinazione delle esportazioni bergamasche hanno marcate variazioni positive nel confronto con il corrispondente trimestre 2019, tranne il dato negativo degli Stati Uniti.

Il presidente Carlo Mazzoleni parla di “un altro trimestre di crescita per le esportazioni bergamasche, non solo rispetto all’anno scorso – dove le variazioni sono a due cifre – ma anche nei confronti del 2019, che ha preceduto lo scoppio della pandemia. Se l’intero nord-ovest tira la volata dell’export nel trimestre, Bergamo è tra le 7 province italiane che hanno dato i contributi più positivi al risultato nazionale."

Ultima modifica: Martedì 14 Dicembre 2021
Lunedì 29 Novembre 2021

La sensibilità verde delle imprese dipende dalle dimensioni e dal settore di appartenenza

L’impegno delle imprese bergamasche sui temi dell’economia verde e circolare è strettamente legato, da un lato, al settore di appartenenza e, dall’altro, alla classe dimensionale – così indicano le evidenze dell’approfondimento condotto in collaborazione con Unioncamere Lombardia.

L’industria, caratterizzata da dimensioni medie elevate, registra una maggiore sensibilità in fatto di economia verde: il 45% delle imprese dichiara di aver realizzato o di stare realizzando azioni green che vadano oltre gli obblighi normativi. La percentuale si dimezza però per le imprese artigiane manifatturiere, il commercio al dettaglio e i servizi. A parità di classe dimensionale la quota delle imprese artigiane risulta tuttavia superiore a quella del terziario, facendo quindi supporre un maggior impegno del manifatturiero, la cui attività è caratterizzata d’altronde da un impatto ambientale più marcato e da un più elevato consumo energetico.

Tra le imprese si sta comunque diffondendo una sempre maggiore consapevolezza. Questo lo si deduce dalle intenzioni di investimento nelle tecnologie verdi nei prossimi anni: oltre la metà delle imprese industriali intervistate le dichiarano; seguono poi nella classifica le imprese dei servizi, del commercio al dettaglio e infine l’artigianato, dove una impresa su tre si dice intenzionata a effettuarli. Significativo il progresso dei servizi rispetto all’impegno attuale, fatto che delinea prospettive di sviluppo interessanti in un settore fin qui poco sensibile alle tematiche ambientali.

Se invece parliamo di economia circolare, le imprese bergamasche si sentono meno coinvolte: la percentuale di quante dichiarano di aver intrapreso o di voler intraprendere azioni in questo senso varia dal 14% dei servizi al 34% dell’industria.

Il settore più consapevole sui temi della circolarità si conferma quindi quello industriale. Il commercio al dettaglio tuttavia si distingue per due motivi: innanzitutto poiché la percentuale di imprese interessate agli interventi di economia verde (22%) è pari alla percentuale di imprese interessate all’economia circolare; in secondo luogo poiché se gli altri settori evidenziano una netta preponderanza di interventi legati alla gestione dei rifiuti, nel commercio a tale attività si affiancano interventi di rigenerazione e rifabbricazione, di ecodesign e i sistemi ibridi prodotto-servizio.

Riguardo i modelli di impresa considerati più ideonei, la rigenerazione e la catena di produzione circolare riscuotono in tutti i settori il numero maggiore di sostenitori, ma per i servizi il modello della condivisione è particolarmente gradito. Va comunque notato che una fetta rilevante di imprese non ha le idee chiare su quale modello puntare.

Dichiara il presidente Carlo Mazzoleni: “Nonostante la crisi che ci ha colpito negli ultimi due anni, le imprese bergamasche proseguono sulla strada della maggiore sostenibilità ambientale, che sembra peraltro essere una strada vantaggiosa perché in queste imprese si registra un aumento di produttività. Tra le imprese, specialmente quelle manifatturiere, si sta diffondendo la consapevolezza che le tematiche ambientali sono centrali nelle traiettorie di sviluppo futuro. L’auspicio è che i nuovi modelli di sviluppo possano radicarsi sempre più, fondandosi sui loro benefici sia economici che ambientali.”

Ultima modifica: Lunedì 6 Dicembre 2021
Mercoledì 17 Novembre 2021

Il terziario cresce ancora a Bergamo, anche se meno velocemente. Gli imprenditori rimangono ottimisti sulle prospettive

Il settore terziario a Bergamo prosegue il cammino di ripresa intrapreso nel 2021, sebbene si noti un rallentamento rispetto ai ritmi di crescita dello scorso trimestre. L’incremento del fatturato su base annua rimane rilevante, con una variazione tendenziale del +14% per le imprese con almeno 3 addetti dei servizi e del +4,7% per quelle attive nel commercio al dettaglio. I valori sono in netto ridimensionamento rispetto a quelli evidenziati nel secondo trimestre, anche perché si avvia alla conclusione la fase di assestamento dopo la crisi del 2020 e i tassi di crescita scontano quindi un rallentamento fisiologico.

L’analisi delle variazioni congiunturali, ossia calcolate rispetto al trimestre precedente, conferma una crescita meno intensa: nei servizi il fatturato aumenta del +1,1% (era +2,2% nel secondo trimestre), mentre nel commercio al dettaglio l’incremento è del +0,8% (vs +1,7%). Si tratta comunque di valori significativi, che consentono al commercio al dettaglio di tornare sugli stessi livelli del quarto trimestre 2019 (indice del fatturato pari a 88,1), prima dello scoppio della pandemia, e ai servizi (indice pari a 93,4) di accorciare il divario con i valori pre-crisi. Le aspettative degli imprenditori si confermano in area positiva e sembrano compatibili con un proseguimento della fase di crescita: nel commercio in particolare la fiducia raggiunge i livelli massimi della serie storica.

Le aspettative evidenziano invece un deciso miglioramento: i saldi tra previsioni di crescita e diminuzione per il prossimo trimestre sono positivi e in forte crescita per fatturato (+30) e ordini ai fornitori (+16,3), mentre l’incremento risulta più contenuto in merito all’occupazione (+6,2). Questi valori riflettono in parte un effetto stagionale dovuto al picco di vendite che caratterizza gli ultimi mesi dell’anno, per via degli acquisti natalizi, tuttavia il dato appare superiore anche se confrontato agli analoghi trimestri dell’ultimo decennio. Tali livelli di fiducia sembrano scommettere su un proseguimento della fase di crescita e su un recupero della propensione al consumo delle famiglie, ancora compressa in molti di ambiti di spesa a seguito degli effetti della pandemia.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “A Bergamo il fatturato dei servizi cresce ancora, ma a un ritmo inferiore rispetto al valore regionale, perciò si sta riaprendo il divario storico che si era invece ridotto durante la pandemia. Il quadro congiunturale del commercio al dettaglio si conferma invece positivo: sebbene la velocità di ripresa mostri un rallentamento, questo appare comunque meno pronunciato di quanto avviene a livello regionale.”

Ultima modifica: Giovedì 18 Novembre 2021
Mercoledì 17 Novembre 2021

Produzione ai massimi storici: l’industria bergamasca non si ferma. In crescita anche l’artigianato, seppur con minore velocità

Nel terzo trimestre la produzione manufatturiera in provincia di Bergamo fa registrare un incremento ancora molto rilevante su base annua: la crescita rispetto allo stesso periodo del 2020 è pari al +13,2% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e al +10,1% per quelle artigiane con almeno 3 addetti. La variazione rispetto al trimestre precedente risulta naturalmente più contenuta, ma i ritmi di marcia rimangono comunque sostenuti. Per l’industria l’aumento congiunturale è del +2,9%, il quinto segno positivo consecutivo, anche se in lieve rallentamento dopo il balzo del trimestre precedente (+4,6%): tale percorso di intensa crescita ha permesso non solo di superare i livelli del 2019, ma di raggiungere un nuovo punto di massimo della serie storica, oltrepassando anche i valori del 2007, prima della grande crisi finanziaria.

L’artigianato conferma invece una velocità inferiore (+1,4% congiunturale), ma che ha comunque permesso di colmare il divario rispetto ai livelli pre-Covid. Le previsioni degli imprenditori sono coerenti con una prosecuzione dell’attuale fase di crescita, ma le aspettative degli industriali si sono stabilizzate e hanno smesso di migliorare, probabilmente per i timori legati alle difficoltà di approvvigionamento degli input per la produzione e ai rincari delle materie prime.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Con questo trimestre l’industria ha toccato un massimo nella serie storica della produzione, risultato in parte dovuto alla nostra specializzazione in quei settori dove la domanda internazionale è cresciuta maggiormente nel corso del 2021: la meccanica in particolare, ma anche gomma-plastica e chimica. I settori del comparto moda sono invece ancora indietro nel recupero, inoltre le strozzature lungo le catene di fornitura provocano una scarsità dei materiali necessari alla produzione che potrebbe tradursi in un freno per la crescita futura.

Ultima modifica: Giovedì 18 Novembre 2021
Mercoledì 3 Novembre 2021

Terzo trimestre, crescono le imprese attive per il secondo periodo consecutivo

Il terzo trimestre 2021 si chiude con 94.770 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. Le iscrizioni sono 1.016 in aumento dell’1,4% su base annua. Le cessazioni sono 859, segnando una variazione tendenziale annua del +2,3%.

Il tasso di natalità delle imprese registra 1,1% mentre il tasso di mortalità si attesta su 0,9%. Entrambi i dati riportano lo stesso valore del terzo trimestre dell’anno precedente.

Le imprese attive (84.965) risultano in aumento (+987 posizioni pari all’1,2% su base annua) rispetto allo stesso trimestre del 2020.

Nella bergamasca tra i settori economici i servizi rappresentano il 38,4% delle imprese attive, seguiti da commercio (22,3%), le costruzioni (20,7%) e la manifattura (12,7%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso sono cresciuti i servizi (+695 con una variazione pari a 2,2% su base annua), l’agricoltura (+93 pari a 1,9% su base annua), il commercio (+139 pari a 0,7% su base annua) e le costruzioni (+159 pari allo 0,9% su base annua). Risulta, invece, diminuita la manifattura (-106 pari a -1,0% su base annua).

Quanto al tasso di natalità per settore produttivo, si distinguono positivamente le costruzioni (1,0%), l’agricoltura (0,8%) e i servizi (0,8%). A seguire il commercio (0,7%) e la manifattura (0,5%). Osservando, invece, il tasso di mortalità, l’agricoltura rileva il valore inferiore (0,6%). Sono maggiori i tassi di mortalità delle costruzioni (1,0%), dei servizi (0,8%) del commercio (0,7%) e della manifattura (0,5%).

In relazione alla natura giuridica, si conferma la tendenza in atto nell’ultimo decennio: l’impresa individuale risulta la forma giuridica maggiormente diffusa nella provincia con un’incidenza del 52,9% sulle imprese attive totali. A seguire le società di capitali (25.260 pari al 29,7%), le società di persone (12.922 pari a 15,2%) e le altre forme giuridiche (1.824 pari a 2,1%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, sono in crescita le società di capitali attive che registrano una variazione tendenziale del 3,5%, le imprese individuali (0,8%). Le altre forme giuridiche sono stabili. Sono, invece, in flessione negativa le società di persone (-1,8%).

Le imprese straniere attive sono 9.558 pari a 11,2% delle imprese attive totali con una variazione tendenziale su base annua pari a 3,7%. Le imprese femminili attive sono 17.330, con una variazione tendenziale pari a 2,3% su base annua, e rappresentano il 20,4% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 7.412, con una variazione tendenziale pari a 1,4% su base annua, e rappresentano l’8,7% delle imprese attive totali.

Nel terzo trimestre 2021 sono 30.189 le imprese artigiane registrate. I dati di flusso mostrano un aumento su base tendenziale: le nuove iscrizioni sono 400 (+19,4% su base annua) e le cessazioni (avvenute non d’ufficio) sono 335 con una variazione pari a +1,2% su base annua. Il saldo complessivo risulta positivo con 65 unità (+4 nel corrispondente periodo del 2020). Il tasso di natalità delle imprese registra l’1,3% mentre il tasso di mortalità segna l’1,1%.

Le imprese artigiane attive sono, invece, 30.128 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, una crescita di 50 posizioni con una variazione tendenziale pari a 0,2%.

L’analisi dei settori economici mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nell’ambito delle costruzioni (13.501 pari al 44,8% delle imprese attive totali), dei servizi (8.358 pari al 27,7%), della manifattura (6.585 pari a 21,9%) e del commercio (1.557 pari al 5,2%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso crescono i servizi (+107 con una variazione tendenziale pari a 1,3% su base annua), il commercio (+14 pari a 0,9% su base annua), le costruzioni (+27 pari a 0,2% su base annua) e l’agricoltura (+3 pari a 0,2% su base annua). Diminuiscono, invece, la manifattura (-100 pari a ‑1,5% su base annua).

Osservando la forma giuridica, invece, il 74,3% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,3%), le società di capitali (10,3%), i consorzi (0,04%) e le cooperative (0,02%).

Nel terzo trimestre 2021 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati complessivamente 202, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+250).

Le 108.553 attive tra sedi e unità locali, aumentate rispetto a un anno fa (+1.361), impiegano 400.390 addetti (di cui 330.190 dipendenti e 70.200 indipendenti). Rispetto allo stesso periodo del 2020 si registra pertanto una crescita degli addetti totali pari a +1.760, con una variazione tendenziale del 0,4% su base annua. Si ricorda che il dato degli addetti è riferito al trimestre precedente rispetto a quello delle imprese e unità locali.

Tra i settori economici si riscontrano incrementi di addetti nelle localizzazioni attive delle costruzioni (+2.273), dei servizi (+919) e dell’agricoltura (+709). Rilevanti perdite di addetti su base annua si rilevano nella manifattura (-1.839) e nel commercio (-54).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Il terzo trimestre si chiude con una crescita delle imprese attive rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno si è presentato anche nello scorso trimestre e rappresenta uno stacco in confronto con l’andamento decrescente che osservavamo da una decina di anni. Tale tendenza positiva si riscontra anche sui valori del periodo pre-Covid e potrebbe segnalare un’inversione di tendenza che dovremo confermare con le risultanze dei prossimi periodi.

Ultima modifica: Mercoledì 3 Novembre 2021
Lunedì 25 Ottobre 2021

L'agroalimentare bergamasco migliora ma preoccupa l'aumento dei costi di produzione

Nel primo semestre 2021 il settore agroalimentare a Bergamo mostra segni di miglioramento, come del resto tutta la Lombardia, ma risente dell'aumento dei costi di produzione. Inoltre ha lasciato un segno il contraccolpo delle limitazioni dovute alla pandemia perché l'agricoltura e l'industria agro-alimentare, pur non avendo subito chiusure drastiche, hanno sofferto indirettamente delle restrizioni imposte a ristorazione, turismo, intrattenimento e istruzione. Questo il quadro che emerge dall'ultimo studio semestrale sulla congiuntura agricola lombarda, condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia.

Questi risultati si devono leggere a fronte di un quadro generale in cui il Pil nazionale ha registrato una forte crescita tendenziale nel secondo trimestre (+17,3%) e il valore aggiunto dell'agricoltura è tornato in positivo dopo due anni di valori sotto lo zero. Le stime di Unioncamere permettono di cogliere anche in Lombardia segnali di ripresa, come il vigoroso incremento della produzione dell'industria alimentare e dell'indice sintetico di fatturato cumulato. Ma per valutare l'andamento specifico del settore a Bergamo ci si può basare sui dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all'occupazione.

Lo studio congiunturale di Unioncamere Lombardia sull'agricoltura lombarda nel primo semestre 2021 mostra che il comparto agroalimentare bergamasco sta progressivamente uscendo dalla crisi del 2020. A dare la spinta maggiore sono le esportazioni del comparto, che fanno di Bergamo la seconda provincia esportatrice lombarda dopo Milano, e nello specifico dell'industria alimentare e delle bevande che ha registrato la crescita maggiore nel semestre. Destano invece preoccupazione le tensioni sui mercati delle materie prime, che stanno innescando aumenti del prezzo dei mangimi e dell'energia, oltre alla difficoltà di reperimento di macchinari agricoli.

Ultima modifica: Lunedì 25 Ottobre 2021