Informazione economica

sdfsdfsd

Martedì 8 Novembre 2022

A Bergamo le imprese attive registrano il valore più basso degli ultimi 12 anni

Il terzo trimestre 2022 si chiude con 92.757 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. I dati di flusso mostrano un calo delle iscrizioni e una crescita delle cessazioni su base tendenziale: le iscrizioni sono infatti 890 (in diminuzione del -12,4% su base annua) mentre le cessazioni complessive - che comprendono quelle d’ufficio e non d’ufficio - sono 3.044 (in aumento del +254,5% su base annua). Tra queste ultime, nello specifico, le cessazioni d’ufficio sono 2.217 e le cessazioni non d’ufficio sono 827 (+12,8% su base annua).

L’aumento delle cessazioni d’ufficio, nello specifico, si deve alle cancellazioni massive di posizioni inattive, che in questo trimestre ha riguardato le imprese individuali con partita IVA che non hanno compiuto atti di gestione nell'ultimo triennio ai sensi del D.P.R. 247/04.

Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -2.154 unità mentre il saldo tra iscrizioni e cessazioni non d’ufficio risulta positivo (+63 unità).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Nel terzo trimestre 2022 la demografia d’impresa bergamasca mostra chiari segnali di rallentamento. Le iscrizioni sono infatti calate, mentre le cessazioni complessive sono aumentate a seguito di due dinamiche, la cancellazione delle posizioni inattive da lungo tempo e il rimbalzo rispetto ai livelli minimi toccati nel biennio della pandemia. Le imprese attive, inoltre, hanno registrato il valore più basso degli ultimi 12 anni. Questo quadro si spiega con le dinamiche di crescita nei prezzi dell’energia e delle materie prime e l’inflazione, le quali hanno causato il rallentamento di tutti settori ma soprattutto dell’industria dell’artigianato e dell’agricoltura.

(rapporto completo in allegato)

Ultima modifica: Venerdì 18 Novembre 2022
Mercoledì 14 Settembre 2022

Ancora crescita sostenuta per le esportazioni bergamasche, ma in rallentamento

Con un totale trimestrale di 4.753 milioni di euro, le esportazioni bergamasche continuano a registrare una dinamica positiva nel periodo da aprile a giugno. La crescita su base annua è di +15,4%, contro variazioni del 23,6% in Lombardia e del 22,9% in Italia. Ricordando che il tasso provinciale di variazione annua del primo trimestre 2022 era di +19,4%, si nota tuttavia un rallentamento, condizione comune a tutte le ripartizioni del Nord.

Per quanto riguarda le importazioni, il totale è di periodo è di 3.637 milioni (+40,9% tendenziale, contro +33,1% in Lombardia e +42,9% in Italia). Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.116 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.331 milioni).

Per quanto riguarda i settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.185 milioni, +0,9%), prodotti chimici (867 milioni, +23,7%), metalli di base (749 milioni, +27,0%), gomma e materie plastiche (549 milioni, +24,3%), mezzi di trasporto (506 milioni, +11,7%), apparecchi elettrici (330 milioni, +15,8%), tessile e abbigliamento (305 milioni, +17,0%) e alimentari (276 milioni, +11,4%).

La crescita più elevata è quella realizzata da Metalli di base e prodotti in metallo, le cui vendite all’estero sono aumentate del 27,0% rispetto all’anno precedente. La Lombardia ha realizzato per la stessa categoria una variazione ancora maggiore, +30,7%.

Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame sono positive tutte le variazioni con l’eccezione di Africa settentrionale (-26,2%) e Altri paesi africani (-4,6%).

Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente la variazione delle esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono tutte positive con eccezione della Cina, solo lievemente negativa (-0,4%): Germania (+17,4%), Francia (+12,6%), Stati Uniti (+30,6%), Spagna (+10,6%), Regno Unito (+8,1%), Polonia (+3,6%), Paesi Bassi (+25,5%), Svizzera (+11,9%), Austria (+16,5%).

Bergamo si colloca ancora una volta tra le prime dieci province con i più ampi contributi alla crescita tendenziale dell’export nazionale. Considerando l’intero semestre, la provincia di Bergamo si piazza al quinto posto della classifica italiana per valore esportato, dopo Milano, Torino, Vicenza e Brescia e contribuisce così per il 3,3% al valore esportato nazionale del periodo.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La situazione delle vendite all’estero è stata positiva per Bergamo anche nel secondo trimestre dell’anno, come per l’Italia, ma la diminuzione del tasso di crescita può essere letto come un segnale di trend. Gli ordini non mancano, ma le prospettive peggiorano a causa dell’aumento insostenibile dei costi energetici, delle strozzature dell’offerta di materie prime e beni intermedi e dell’impennata dell’inflazione.”

Ultima modifica: Mercoledì 14 Settembre 2022
Lunedì 1 Agosto 2022

Il bollettino camerale registra nuovi rincari delle opere edili

È disponibile per l’acquisto l’aggiornamento 2022 del “Bollettino dei prezzi informativi delle opere edili”, edito dalla Camera di commercio in collaborazione con ANCE Bergamo, l’associazione dei costruttori edili. Segue di pochi mesi la pubblicazione del Bollettino uscito nel febbraio 2022, che rilevava i prezzi praticati mediamente nel settembre 2021.

Il rincaro delle materie prime e dell’energia è proseguito anche nel 2022 e ha reso necessario un aggiornamento del bollettino a pochi mesi di distanza dalla seconda edizione 2021.

Questo aggiornamento riguarda i soli capitoli dell’edilizia (A, W, X, Y e Z) mentre agli altri capitoli (opere complementari e impianti) rimangono applicabili i prezzi rilevati dall’edizione 2-2021. L’aggiornamento 2022 rileva i prezzi medi praticati tra il 1° e il 15 maggio 2022 e non tiene conto delle variazioni intervenute successivamente.

Il Bollettino è in versione online, e si può scaricare in formato importabile nei programmi per il computo metrico, e in formato digitale PDF. Non è stata invece prodotta l’edizione stampata. L’acquisto si effettua dall'applicazione Servizi Online della Camera di commercio di Bergamo.

Ultima modifica: Martedì 9 Agosto 2022
Venerdì 29 Luglio 2022

Accelera il terziario a Bergamo: il fatturato cresce sia nei servizi (+5,8%) che nel commercio al dettaglio (+2%)

Nel secondo trimestre corre il volume d’affari del settore terziario a Bergamo. In particolare, nei servizi le imprese con almeno 3 addetti mettono a segno una variazione su base annua ancora molto marcata (+20,1%), mentre nel commercio al dettaglio la crescita tendenziale si ferma al +6%. La dinamica più recente è però meglio leggibile dall’analisi delle variazioni congiunturali, ossia calcolate rispetto al trimestre precedente, indicatore che per i servizi raggiunge il +5,8%, evidenziando un’ulteriore accelerazione della velocità di crescita. Il commercio, che nel primo trimestre aveva evidenziato un rallentamento, si riporta anch’esso su ritmi sostenuti (+2%).

I livelli di attività, misurati dagli indici calcolati rispetto al 2010, raggiungono il punto di massimo della serie storica per quello che riguarda i servizi (113,9), mentre si riportano sui valori di undici anni fa nel commercio al dettaglio (94,6). Se quindi i timori di una possibile interruzione della fase di crescita non si sono al momento avverati, anche per l’effetto dell’aumento dei prezzi che contribuisce a “gonfiare” i risultati di fatturato, il clima di fiducia degli imprenditori registra però un peggioramento, indice della grande incertezza che grava sulle prospettive per la seconda parte dell’anno.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “A Bergamo il fatturato dei servizi continua a crescere. Questo risultato si deve sia all’aumento dei prezzi che all’ottima performance del comparto alloggio e ristorazione, che recupera ampiamente i livelli del periodo pre-Covid. Risultato positivo anche per il commercio al dettaglio che migliora rispetto al trimestre precedente. Il clima di incertezza pesa però sulle aspettative degli imprenditori relative a ordini e volume d’affari, evidenziando un peggioramento rispetto allo scorso trimestre. Nei prossimi mesi saranno cruciali le dinamiche dell’inflazione nonché l’effetto di quest’ultima sui consumi e sulla capacità di risparmio delle famiglie.

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Giovedì 28 Luglio 2022

Nel secondo trimestre la manifattura a Bergamo spinge ancora: la produzione continua a crescere, ma le aspettative svoltano in negativo

Il secondo trimestre 2022 vede il proseguimento della fase di crescita della produzione che ha interessato il settore manifatturiero bergamasco negli ultimi due anni: la variazione tendenziale risulta pari al +6,4% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e al +6,8% per quelle artigiane con almeno 3 addetti. Si tratta di incrementi significativi, benché in fase di progressiva riduzione nel corso dell’ultimo anno. Le variazioni congiunturali non registrano però segnali di rallentamento: la crescita rispetto al primo trimestre è pari al +1,7% per l’industria, una velocità in linea con quella evidenziata nei nove mesi precedenti, e al +1,3% per l’artigianato, in ripresa dopo la battuta d’arresto registrata a inizio anno. I livelli produttivi si confermano sui valori massimi degli ultimi anni, ma il clima di fiducia degli imprenditori è in peggioramento, con attese che svoltano in negativo per la maggior parte delle variabili.

L’industria bergamasca nel secondo trimestre del 2022 mostra un incremento congiunturale pari al +1,7%, dopo il +1,4% registrato nei primi tre mesi dell’anno. Al di là delle oscillazioni trimestrali, la fase di crescita della produzione provinciale continua ormai da due anni: la velocità è stata maggiore nella seconda parte del 2020 e nella prima metà del 2021, quando sono state recuperate le perdite dovute alla pandemia, per poi rallentare nell’ultimo anno, anche se il ritmo di crescita si è sempre mantenuto superiore all’1%. Il risultato provinciale nel trimestre è allineato alla media lombarda, dove si sono registrate variazioni simili sia nel confronto tendenziale (+7,4%) sia in quello congiunturale (+1,6%).

L’industria bergamasca continua ad essere trainata dalla meccanica, che ne rappresenta il settore più rilevante dal punto di vista dimensionale, oltre ad essere caratterizzato da un tasso di utilizzo degli impianti superiore all’80% (a fronte di una media del 78%). Altri settori caratterizzati da un elevato utilizzo della capacità produttiva sono gomma-plastica, carta-stampa e mezzi di trasporto.

La produzione manifatturiera dell’artigianato in provincia di Bergamo evidenzia una variazione congiunturale del +1,3%, tornando in territorio positivo dopo la battuta d’arresto del primo trimestre. Anche le imprese artigiane si riportano quindi su un sentiero di crescita, sebbene con una performance che risulta inferiore a quella che aveva caratterizzato la seconda metà del 2020 e il 2021, e meno brillante rispetto alla Lombardia, dove la variazione tendenziale ha raggiunto il +8,7% e l’incremento congiunturale il +2,3%.

Il fatturato, che nel primo trimestre aveva rallentato ma senza fermarsi, torna ad accelerare con un +2,2% congiunturale, beneficiando ancora della dinamica dei listini dei prodotti finiti, che rimane molto sostenuta (+9,1% congiunturale). I prezzi delle materie prime confermano però una velocità di crescita superiore, che in questo trimestre si attesta al +14,9%, in lieve raffreddamento rispetto ai primi tre mesi dell’anno.

Anche nell’artigianato si verifica una risalita dei livelli delle scorte, sebbene le valutazioni rimangano ancora caratterizzate da una prevalenza di indicazioni di scarsità, con un saldo che per i prodotti finiti passa da -12,9 a -7,6 e per le materie prime da -16,3 a -13,4.

L’occupazione delle imprese artigiane evidenzia il terzo incremento consecutivo, con un saldo pari al +0,4% tra il numero di addetti a inizio e fine trimestre. Sembra quindi delinearsi una lieve tendenza positiva del 2022, dopo la sostanziale stabilità verificatasi nel biennio precedente. Il ricorso alla Cassa Integrazione, che durante l’emergenza sanitaria era cresciuto esponenzialmente, anche per l’allargamento dei criteri di accesso e l’incremento delle risorse messe a disposizione, si conferma tornato ai livelli pre-Covid: solo l’1,7% delle imprese del campione ha dichiarato di averne usufruito.

Le aspettative degli imprenditori artigiani si orientano ulteriormente al ribasso, dopo il peggioramento che aveva già contraddistinto gli ultimi trimestri: il saldo tra previsioni di crescita e diminuzione scende al -8 per la produzione e al -17 per la domanda interna, mentre risulta nullo per la domanda estera, che è però poco rilevante per la maggior parte delle imprese artigiane. Sull’occupazione le aspettative rimangono leggermente positive (+3).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “I risultati del secondo trimestre confermano la tenuta della manifattura bergamasca. La produzione industriale infatti prosegue la crescita registrata da due anni a questa parte, raggiungendo nuovi massimi nella serie storica. A destare preoccupazione sono però le dinamiche: il rincaro delle materie prime, la carenza della componentistica e i prezzi del gas e dell’energia, ai quali ora si aggiunge la preoccupazione per una fase di instabilità innescata dalla crisi di governo. Le aspettative delle imprese per il prossimo trimestre sono in deciso calo. Sull’artigianato pesano le stesse ombre anche se la crescita della produzione rispetto al primo trimestre offre segnali positivi.

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Giovedì 21 Luglio 2022

Le iscrizioni e le cessazioni di imprese tornano ai livelli pre-Covid

Il secondo trimestre 2022 si chiude con 94.914 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. Le iscrizioni sono 1.272, in diminuzione del 3,9% su base annua. Le cessazioni complessive – che comprendono quelle d’ufficio e non d’ufficio – sono 882 (in aumento del 21,3% su base annua). Tra queste ultime, nello specifico, le cessazioni non d’ufficio sono 880 (+21,0% su base annua) mentre le cessazioni d’ufficio sono state solamente 2. Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta positivo per 390 unità, come anche il saldo tra iscrizioni e cessazioni non d’ufficio (+392 unità).

Il tasso di natalità delle imprese registra l’1,3% mentre il tasso di mortalità risulta pari a 0,9%. La somma di questi due indici ci dà il tasso di turnover lordo (2,3%) mentre la loro differenza è il tasso di turnover netto, solo lievemente positivo (0,4%). Questi ultimi due tassi mostrano come, nonostante la natalità d’impresa sia positiva, l’aumento della mortalità e quindi delle cessazioni complessive stia comportando un cambio della situazione demografica d’impresa della provincia.

Le imprese attive risultano in aumento di 596 posizioni, pari allo 0,7% su base annua, per un totale di 85.286. Disaggregando per settore economico, i servizi rappresentano il 38,6% delle imprese attive, seguiti da commercio (22,0%), costruzioni (20,9%), manifattura (12,6%) e agricoltura (5,8%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso sono cresciute le costruzioni (+263 pari allo 1,5% su base annua), i servizi (+438 con una variazione pari a 1,3% su base annua) e l’agricoltura (+30 pari a 0,6% su base annua). Risultano, invece, diminuiti il commercio (‑133 pari a -0,7% su base annua) e la manifattura (-62 pari a -0,6% su base annua).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Nel secondo trimestre 2022 la demografia delle imprese bergamasche si sta avvicinando sempre di più ai valori pre-pandemia. Le iscrizioni stanno infatti calando dopo la ripresa registrata nello stesso trimestre del 2021, mentre le cessazioni sono in aumento, avvicinandosi ai livelli del 2019. Le imprese attive continuano a crescere, grazie all’ottimo risultato delle costruzioni e dei servizi.

Ultima modifica: Giovedì 21 Luglio 2022
Lunedì 13 Giugno 2022

Forte crescita per le esportazioni bergamasche: +6% dal trimestre precedente e +19,4% da un anno fa

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 4.753 milioni di euro (+19,4% su base annua, contro variazioni del 23,6% in Lombardia e del 22,9% in Italia).

Le importazioni sono state pari a 3.637 milioni (+40,9% tendenziale, contro +33,1% in Lombardia e +42,9% in Italia).

Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.116 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.331 milioni).

Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.047 milioni, +5,5%), prodotti chimici (764 milioni, +30,1%), metalli di base (655 milioni, +33,2%), gomma e materie plastiche (483 milioni, +20,8%), mezzi di trasporto (440 milioni, +6,1%), apparecchi elettrici (326 milioni, +24,5%), tessile e abbigliamento (286 milioni, +25,4%) e alimentari (257 milioni, +19,7%).

Per area geografica di destinazione, nel trimestre in esame sono positive tutte le variazioni.

Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente la variazione delle esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono tutte positive con eccezione della Cina, solo lievemente negativa (-0,1%): Germania (+16,2%), Francia (+11,9%), Stati Uniti (+50,5%), Spagna (+27,0%), Regno Unito (+13,9%), Polonia (+18,3%), Paesi Bassi (+14,9%), Svizzera (+25,8%), Austria (+23,8%).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Un altro trimestre molto positivo per Bergamo rispetto all’interscambio con l’estero, come del resto per la Lombardia e per l’Italia. Nonostante la variazione positiva realizzata rispetto all’anno precedente non sia così intensa come per gli altri due territori di riferimento, la nostra provincia guadagna due posizioni e si piazza al quinto posto nella classifica nazionale per valore delle merci esportate”.

Ultima modifica: Lunedì 13 Giugno 2022
Mercoledì 8 Giugno 2022

Le esportazioni bergamasche di metalli sono calate rispetto al pre-pandemia, in controtendenza rispetto a Lombardia e Italia

È stato di 2.173 milioni di euro il valore delle esportazioni bergamasche di Metalli di base e prodotti in metallo nell’anno 2021, una quota che piazza questa merceologia al terzo posto nella classifica dell’export manifatturiero della provincia, di cui rappresenta il 12,9% del totale.

Il settore è cresciuto del 14,5% rispetto al 2020, ma se si calcola la variazione rispetto all’anno della pandemia il dato risulta viziato dal blocco produttivo e commerciale di quel periodo. Il confronto con il 2019, esente da questa distorsione, ci mostra invece una flessione negativa pari a -2,2%.

Nel 2021 in Lombardia le esportazioni di Metalli di base e prodotti in metallo, che totalizzano 22.590 milioni di euro con una quota del 17,0% sull’export manifatturiero regionale, sono state in salita non solo rispetto al 2020 (+34,3%) ma anche sul 2019 (+17,7%). La stessa doppia crescita la si riscontra a livello nazionale (+26,0% rispetto al 2020 e +20,1% rispetto al 2019), dove questa merceologia raggiunge 61.847 milioni di euro e rappresenta il 12,6% del totale manifatturiero esportato.

Le esportazioni siderurgiche di Bergamo nel 2021 hanno totalizzato 860 milioni di euro, pari al 3,8% delle esportazioni nazionali, il che piazza la provincia all’undicesimo posto nella classifica italiana dopo Brescia, in testa con il 10,6%, Udine, Mantova, Cremona, Milano, Vicenza, Reggio-Emilia, Terni, Lecco e Ravenna. Dato che nel 2020 Bergamo occupava il settimo posto nella classifica nazionale con una percentuale del 5,4%, nell’ultimo anno si è persa una considerevole quota di mercato delle esportazioni italiane di prodotti siderurgici in ragione soprattutto della flessione di tubi, condotti, profilati cavi, che da soli rappresentano circa il 69% dell’export siderurgico.

L’arretramento di posizione non si è invece verificato in maniera così marcata se si considera l’intero settore dei metalli, laddove Bergamo è scesa dal quinto al settimo posto, mantenendo comunque una quota pari a circa il 4% grazie al contributo delle altre categorie di prodotto non incluse nel siderurgico.

Nel 2021 le esportazioni verso i primi dieci Paesi sono aumentate sia rispetto al 2020 che al 2019. Sono invece diminuite rispetto ad entrambi gli anni solo le esportazioni verso il Regno Unito e la Cina.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni:“I metalli di base e i prodotti in metallo sono il terzo settore dell’export bergamasco dopo la meccanica e la chimica. Il loro valore non ha ancora recuperato i valori pre-crisi nonostante il forte aumento dei prezzi. I tubi sono i principali responsabili della componente negativa, mentre altre merceologie hanno realizzato importanti balzi in avanti. Per l’anno in corso le incognite riguardano le dinamiche di prezzo dei metalli, che sembrano per il momento essersi stabilizzati su livelli elevati, oltre ovviamente ai costi dell’energia in un comparto caratterizzato generalmente da alti consumi”.

Ultima modifica: Mercoledì 8 Giugno 2022
Mercoledì 18 Maggio 2022

La demografia d’impresa in ripresa dopo due anni di pandemia

Il primo trimestre 2022 si chiude con 94.519 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. Le iscrizioni sono 1.778, in aumento del 3,3% su base annua. Le cessazioni complessive – che comprendono quelle d’ufficio e non d’ufficio – sono 1.871 con un aumento del 7,7% su base annua. Tra queste, nello specifico, le cessazioni non d’ufficio sono 1.757 (+1,9% su base annua) e le cessazioni d’ufficio sono 114 (+776,9% su base annua). Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -93 unità mentre il saldo tra iscrizioni e cessazioni non d’ufficio risulta positivo (+21 unità).

Il tasso di natalità delle imprese registra l’1,9% mentre il tasso di mortalità risulta pari a 2,0%. La somma di questi due indici ci dà il tasso di turnover lordo (3,9%) mentre la loro differenza è il tasso di turnover netto, lievemente negativo (‑0,1%). In buona sostanza, entrambi ci dicono che all’aumento delle iscrizioni si è verificata una parallela crescita delle cessazioni, sebbene che nel primo trimestre vengono rilevate le solitamente più numerose cancellazioni comunicate a fine anno.

Le imprese attive risultano in aumento di 848 posizioni, pari all’1,0% su base annua, per un totale di 84.924. Spaccando per settore economico, i servizi rappresentano il 38,6% delle imprese attive, seguiti da commercio (22,1%), costruzioni (20,8%) e manifattura (12,6%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso sono cresciuti i servizi (+604, con una variazione pari a 1,9% su base annua), l’agricoltura (+82, pari a 1,7% su base annua) e le costruzioni (+222, pari allo 1,3% su base annua). Risultano, invece, diminuiti la manifattura (-40, pari a -0,4% su base annua) e il commercio (-20, pari a -0,1% su base annua).

Quanto al tasso di natalità per settore produttivo, si distinguono positivamente le costruzioni (2,2%), i servizi (1,5%) e l’agricoltura (1,4%). A seguire si trovano il commercio (1,3%) e la manifattura (1,1%). Osservando, invece, il tasso di mortalità, l’agricoltura rileva il valore inferiore (1,5%). Sono maggiori i tassi di mortalità del commercio (2,3%), delle costruzioni (2,2%), dei servizi (1,8%) e della manifattura (1,6%).

In relazione alla natura giuridica, le imprese individuali attive sono 44.490 e hanno un’incidenza percentuale sulle imprese attive totali del 52,7%, risultando la forma giuridica maggiormente diffusa nella provincia. A seguire le società di capitali (24.792 pari al 30,2%), le società di persone (12.974 pari a 15,0%) e le altre forme giuridiche (1.820 pari a 2,1%). Confermando una tendenza in atto da tempo, le società di capitali attive registrano la variazione tendenziale maggiore (3,5%). A seguire le imprese individuali (0,5%). Sono, invece, in flessione negativa le società di persone (‑1,9%) e le altre forme giuridiche (-0,2%).

Le imprese straniere attive sono 9.624, pari a 11,3% delle imprese attive totali, e registrano una variazione tendenziale su base annua pari a 3,5%. Le imprese femminili attive sono 17.430 (2,4% su base annua) e rappresentano il 20,5% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 6.926 (0,6% su base annua) e rappresentano l’8,2% delle imprese attive totali.

Nel primo trimestre 2022 sono 30.145 le imprese artigiane registrate. I dati di flusso mostrano un aumento su base tendenziale: le nuove iscrizioni sono 807 (+19,6% su base annua) e le cessazioni (avvenute non d’ufficio) sono 777 con una variazione pari a +0,9% su base annua. Il saldo complessivo risulta positivo con 30 unità (-95 nel corrispondente periodo del 2021). Il tasso di natalità registra l’2,7% mentre il tasso di mortalità segna il 2,6%.

Le imprese artigiane attive sono, invece, 30.082 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, una crescita di 156 posizioni con una variazione tendenziale pari a 0,5%.

L’analisi dei settori economici mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nelle costruzioni (13.495, pari al 44,9% delle imprese attive totali), nei servizi (8.386 pari al 27,9%), nella manifattura (6.519 pari a 21,7%) e nel commercio (1.549 pari al 5,1%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso crescono l’agricoltura (+5 pari a 4,3% su base annua), i servizi (+118 con una variazione tendenziale pari a 1,4% su base annua), il commercio (+7 pari a 0,5% su base annua) e le costruzioni (+114 pari a 0,9% su base annua). Diminuisce, invece, la manifattura (-91 pari a -1,4% su base annua).

Analizzando la forma giuridica, invece, il 74,3% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,0%), le società di capitali (10,6%), i consorzi (0,04%) e le cooperative (0,02%).

Tornando al complesso delle imprese, nel primo trimestre 2022 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati complessivamente 270, in diminuzione di 49 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Le 108.724 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, aumentate rispetto a un anno fa (+1.345), impiegano 406.358 addetti (di cui 337.363 dipendenti e 68.995 indipendenti). Il dato degli addetti è riferito al trimestre precedente rispetto alle imprese e unità locali e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Rispetto allo stesso periodo del 2021 si registra pertanto una crescita degli addetti totali pari a +10.956, con una variazione tendenziale del +2,8% su base annua.

Tra i settori economici si riscontrano incrementi di addetti totali nelle localizzazioni attive dei servizi (+7.231) delle costruzioni (+2.061), della manifattura (+690), dell’agricoltura (+576) e del commercio (+281).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Con il primo trimestre i numeri di iscrizioni e di cessazioni tendono a stabilizzarsi dopo le anomalie dovute alla pandemia. In particolare, le iscrizioni si avvicinano ai livelli pre-Covid, e le cessazioni incorporano le situazioni di imprese che hanno rinviato la cessazione per accedere alle misure di sostegno. La piena ripresa della dinamica, tuttavia, è ancora lontana e su di essa pesano le incognite della situazione attuale”.

Ultima modifica: Lunedì 23 Maggio 2022
Mercoledì 11 Maggio 2022

Dati medi 2021, più forze di lavoro si rivolgono al mercato e aumenta il tasso di disoccupazione

Il valore medio annuo del 2021 delle forze di lavoro in provincia di Bergamo si avvicina al mezzo milione di unità ed è in salita rispetto all’anno precedente. Sono infatti aumentati sia il numero degli occupati sia, soprattutto, di coloro che sono in cerca di occupazione.

Si ricorda che le forze di lavoro includono sia le persone occupate sia quelle attivamente in cerca di lavoro; la popolazione attiva è invece definita come l’insieme di persone di 15 anni o più. L’aumento delle forze lavoro spiega la crescita del tasso di attività (67,9%) nella fascia di età 15-64 anni.

Il numero medio degli occupati nel 2021 sale rispetto all’anno precedente a 475,4 mila unità, ma non tocca ancora il picco raggiunto nel 2019. Anche il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni, ovvero il rapporto tra occupati e popolazione attiva, sale leggermente al 65,5. L’area degli inattivi scende a 448,3 mila unità.

Posto che il numero delle persone in cerca di occupazione è aumentato in misura maggiore rispetto alle forze di lavoro, il tasso di disoccupazione si alza al 3,5%, lo stesso valore registrato nel 2019. Nel 2021 è scesa peraltro all’11,3% la disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni ed è diminuito al 2,6% anche il tasso riferito alla fascia di età tra 25 e 34 anni. La disoccupazione, che è aumentata maggiormente tra le donne (+0,9 punti) rispetto agli uomini (+0,2), si conferma comunque su livelli nettamente inferiori rispetto non solo all’Italia, ma anche alla media lombarda.

La risalita del tasso di attività complessivo è dovuta alla forte ripresa della componente femminile (+2,9 punti), in parte smorzata dalla diminuzione della componente maschile (-1,3 punti). Con questo movimento il tasso di attività femminile bergamasco si avvicina a quello lombardo, pur rimanendo al di sotto di questo, come storicamente succede. Il tasso di attività femminile è cresciuto anche in Italia e in Lombardia, ma in misura meno netta rispetto a Bergamo. Il tasso di attività maschile bergamasco, invece, si è mosso in controtendenza ai corrispondenti italiano e lombardo, i quali sono appunto aumentati.

Riguardo l’occupazione per posizione lavorativa, il lavoro dipendente rimane stabile sul livello medio del 2020, mentre è il lavoro indipendente a guadagnare terreno con 3 mila posizioni in più.

Commenta il presidente Mazzoleni: “Il 2021 ha visto il mercato del lavoro muoversi verso andamenti più naturali rispetto al periodo pandemico che l’aveva fortemente alterato. L’affacciarsi di nuove forze di lavoro non è stato completamente assorbito dal mercato, cosa che ha fatto salire il tasso di disoccupazione, tuttavia è positivo osservare che l’opposto è avvenuto nelle fasce di età più giovani. Da rimarcare inoltre l’aumento del tasso di attività femminile che si distacca così nettamente dalla media italiana, pur non raggiungendo ancora quella lombarda”.

Ultima modifica: Lunedì 23 Maggio 2022