Informazione economica

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Venerdì 4 Agosto 2023

A Bergamo la produzione industriale svolta in negativo (-2,5%), scendono anche ordinativi e fatturato

Nel secondo trimestre la produzione delle imprese industriali bergamasche con almeno 10 addetti diminuisce del -2,5% rispetto allo stesso periodo del 2022: si tratta della prima variazione negativa dopo nove trimestri consecutivi di crescita. Per le imprese artigiane con almeno 3 addetti il dato rimane ancora lievemente positivo (+0,2%), ma in netto rallentamento rispetto agli incrementi dell'ultimo periodo. La variazione congiunturale, che misurando lo scostamento rispetto al trimestre precedente fornisce un'indicazione della tendenza più recente, conferma il marcato ripiegamento della produzione industriale (-1,1%) e il sostanziale "appiattimento" di quella artigiana (-0,1%).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: "La produzione industriale entra con il secondo trimestre dell'anno in territorio negativo. Hanno preceduto questo momento nove trimestri di variazioni con segno positivo, in sostanza dopo l'arresto per la pandemia, ma il rallentamento della produzione lo si osservava già da un anno. L'artigianato resiste, ma il calo degli ordini è più acuto che per l'industria e questo ci può dare indicazioni sull'evoluzione futura. Purtroppo la fase congiunturale negativa della Germania, nostro principale partner commerciale, l'inflazione, il rialzo dei tassi di interesse e la fine degli incentivi agli investimenti 4.0 producono i loro effetti".

Ultima modifica: Lunedì 4 Dicembre 2023
Mercoledì 19 Luglio 2023

Sono diventate un elemento strutturale della nostra economia: un’impresa su dieci è straniera

Sono aumentate nel decennio che va dal 2013 al 2022 le imprese straniere attive a Bergamo, al contrario delle imprese totali, che hanno avuto una dinamica complessivamente decrescente. A fine dicembre 2022 le imprese straniere attive a Bergamo erano 8.772, circa l’11% delle imprese totali, che è una quota comunque inferiore rispetto alle corrispondenti in Lombardia e in Italia.

Un calo delle consistenze si è registrato invece dal 2021 al 2022 e per le imprese straniere è stato particolarmente forte. Infatti se le imprese totali sono diminuite del 2%, quelle straniere sono scese addirittura dell’8%. Dietro questo fenomeno si possono individuare due cause: da un lato, la normalizzazione delle iscrizioni e delle cessazioni dopo la pandemia; dall’altro, l’avvio della pulizia degli archivi che ha spazzato un buon numero di posizioni inattive.

Le iscrizioni di imprese straniere nel 2022 sono state 1.072 - in aumento dell’11% rispetto all’anno precedente - e rappresentano il 21% delle iscrizioni totali. Le cessazioni, circa il 16% delle cessazioni totali, sono state 1.831, ma di queste 1.143 sono avvenute d’ufficio. Più della metà delle cessazioni di imprese straniere è quindi avvenuta d’ufficio, mentre per il totale delle imprese questa quota è stata di circa un terzo del totale.

Il tasso di natalità delle imprese straniere risulta pari all’11% nell’ultimo anno, di poco inferiore a quello della Lombardia, ma superiore a quello nazionale. Per il totale delle imprese, invece, questo tasso è stato pari al 5,4%. Fino al 2021 entrambi i tassi sono andati calando, ma nel 2022 il tasso delle imprese straniere ha registrato una crescita di quasi due punti percentuali.

Il tasso di mortalità delle imprese straniere, escludendo le cessazioni d’ufficio, è stato pari al 7% nel 2022, superiore a quelli regionale e nazionale. Come per il totale delle imprese, la curva decennale mostra nell’ultimo triennio una dinamica fortemente influenzata dalle misure di sostegno all’economia durante la pandemia, che ha portato a un incremento delle iscrizioni e un congelamento delle cessazioni.

Il 39% delle imprese straniere attive ha sede in pianura mentre le imprese attive totali si concentrano soprattutto nell’area urbana. Quest’ultima è la seconda ripartizione territoriale per numero di imprese straniere ed è seguita dalla collina e dalla montagna. Nel decennio l’area urbana però è cresciuta di più sotto il profilo delle imprese straniere. Anche la pianura e la collina hanno avuto tassi di crescita positivi, mentre la montagna ha registrato un lieve valore negativo, determinato dalla drastica diminuzione del 2022.

Rispetto all’attività economica esercitata, la maggior parte delle imprese straniere si concentra nei servizi (35%); a seguire si trovano il commercio (22%), le costruzioni (25%), la manifattura (10%). Nei servizi si tratta soprattutto di alloggio e ristorazione, poi noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese. Nel commercio prevale la divisione del commercio al dettaglio. Nel decennio sono cresciuti soprattutto il commercio e i servizi. Questi ultimi hanno sorpassato il commercio in termini di consistenze assolute nel 2017.

Tre imprese straniere su quattro sono imprese individuali, solo una su cinque è una società di capitali. Anche la forma giuridica mostra una differenza strutturale rispetto al complesso delle imprese perché tra le imprese straniere resta largamente prevalente l’impresa individuale con un’incidenza del 75%, laddove per il totale delle imprese questa è al 50%. La società di capitali rappresenta la seconda modalità organizzativa preferita dalle imprese straniere con un’incidenza del 17%, circa la metà del dato riferito al totale delle imprese. Con un aumento medio annuo del 9% nel decennio, le società di capitali straniere hanno registrato la crescita maggiore sulle altre forme giuridiche e sul corrispondente valore delle società di capitali totali.

Rispetto alla nazionalità l’85% è extra UE, mentre il restante 15% è di nazionalità comunitaria. Solo per le imprese individuali è possibile suddividerle per Paese di nascita del titolare. La classifica vede il Marocco in prima posizione (18%), seguito da Cina (10%), Romania (9%), Albania (8%), Senegal (6%), Pakistan (5%), Svizzera (5%), Egitto (5%), Nigeria (4%) e India (3%).

Le imprese individuali i cui titolari sono nati in Albania, Egitto, Romania e Svizzera sono attive soprattutto nel settore delle costruzioni. Quelle con titolari nati in Marocco, India, Nigeria, Pakistan e Senegal sono prevalentemente attive nel commercio. Le imprese individuali con titolari nati in Cina operano soprattutto nel manifatturiero.

Per la Camera di commercio l’impresa si definisce straniera quando il suo titolare ovvero chi ne esercita il controllo e la gestisce è nato fuori dai confini italiani. Nel caso di una pluralità di persone, come succede per le società, questa circostanza si verifica in capo alla maggioranza delle persone coinvolte. Non è possibile fare riferimento al criterio nazionalità perché questo dato non è disponibile nel Registro delle imprese. Di conseguenza, alcune delle imprese definite straniere potrebbero essere in realtà detenute da cittadini italiani naturalizzati o da cittadini italiani nati all’estero.

Commenta il segretario generale M. Paola Esposito: “Nell’ultimo decennio a Bergamo l’imprenditoria straniera è cresciuta ed è diventata un elemento strutturale dell’economia locale. Le imprese straniere si caratterizzano per una forte prevalenza di imprese individuali, indice di minore solidità, da mettere in relazione anche con l’alto numero di cancellazioni d’ufficio disposte l’anno scorso. D’altra parte, le società di capitali straniere presentano un tasso di crescita superiore al totale delle imprese e questo ci dà la misura di un parallelo processo di evoluzione del fenomeno.

Ultima modifica: Lunedì 24 Luglio 2023
Mercoledì 14 Giugno 2023

Forte crescita delle esportazioni bergamasche di metalli, mezzi di trasporto e macchinari

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel primo trimestre dell’anno totalizza 5.357 milioni di euro, che è del 12,7% superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, contro variazioni del +8,4% in Lombardia e del +9,8% in Italia. A livello congiunturale, considerando i dati grezzi, Bergamo presenta una dinamica positiva, mentre il Nord-Ovest, secondo le stime destagionalizzate Istat, mostra i primi segnali di rallentamento.

Le importazioni sono state pari a 3.764 milioni, in crescita tendenziale del +3,2%, contro -2,9% in Lombardia e una variazione nulla in Italia. Con ciò, il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.593 milioni, superiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso.

Gli otto settori trainanti dell’export provinciale osservano la seguente situazione: macchinari (1.228 milioni, +17,5%), metalli di base (813 milioni, +24,2%), prodotti chimici (803 milioni, +5,1%), mezzi di trasporto (521 milioni, +18,6%), gomma e materie plastiche (516 milioni, +6,7%), apparecchi elettrici (376 milioni, +15,2%), alimentari (321 milioni, +25,1%) e tessile e abbigliamento (262 milioni, -8,5%).

Per area geografica di destinazione, nel primo trimestre le variazioni tendenziali sono tutte positive, con l’eccezione di Asia centrale (-4,9%), Asia Orientale (-6,9%) e Oceania e altri territori (-9,8%).

Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno 2022, le variazioni delle esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono tutte positive: Germania (+12,0%), Francia (+14,1%), Stati Uniti (+39,5%), Spagna (+7,1%), Regno Unito (+15,1%), Polonia (+14,2%), Paesi Bassi (+15,7%) Svizzera (+14,6%), Cina (+9,2%), e Austria (+4,3%).

Considerando i primi tre mesi dell’anno, la provincia di Bergamo mantiene il quinto posto nella classifica italiana per valore esportato, dopo Milano, Torino, Vicenza e Brescia e contribuisce per il 3,4% al totale nazionale del periodo.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “A Bergamo il primo trimestre dell’anno presenta un quadro molto positivo per l’interscambio commerciale con l’estero. Con una crescita tendenziale sostenuta delle esportazioni in valore, Bergamo supera infatti sia la Lombardia che l’Italia e si mantiene saldamente in quinta posizione nella classifica delle province esportatrici d’Italia.”

Ultima modifica: Lunedì 30 Ottobre 2023
Martedì 16 Maggio 2023

Nel terziario il fatturato continua a crescere anche a inizio 2023. Migliora la fiducia degli imprenditori

Nel primo trimestre 2023 prosegue la crescita del fatturato a Bergamo per le imprese del terziario con almeno 3 addetti: la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari al +6,5% nei servizi e al +9,3% nel commercio al dettaglio. Nei servizi il numero indice del fatturato sale così a quota 113,8, registrando una crescita del +1,7% rispetto al trimestre precedente, una “velocità di crociera” in linea con quella evidenziata a fine 2022, mentre il commercio al dettaglio mostra un’accelerazione (+2,8%) consentendo all’indice di raggiungere quota 100 e recuperando così, almeno in termini nominali, il livello del 2010.

L’andamento del fatturato risulta condizionato dalla dinamica dei prezzi, che mostrano segnali contrastanti: se nel commercio al dettaglio emergono prime indicazioni di allentamento delle tensioni, con una crescita congiunturale del +2,9% dopo il +5% registrato nel trimestre scorso, nei servizi i prezzi tornano ad accelerare (+3%). Nonostante il percorso di rientro dell’inflazione si prospetti quindi non scontato nei tempi e nelle modalità, gli imprenditori si dichiarano comunque moderatamente ottimisti, con aspettative positive e in miglioramento in entrambi i comparti.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Il primo trimestre dell’anno mostra un quadro positivo per i servizi e per il commercio al dettaglio. Entrambi i comparti segnano una crescita del fatturato, dovuta in parte all’aumento dei prezzi. Nei prossimi mesi andrà monitorato l’andamento di questa dinamica inflativa che, nonostante mostri i primi segnali di rallentamento a monte della filiera, sta ancora segnando un forte rialzo nei settori a valle, come il commercio al dettaglio.

Ultima modifica: Martedì 16 Maggio 2023
Lunedì 15 Maggio 2023

Industria: a inizio 2023 la produzione non cresce. Prosegue ancora il trend positivo dell'artigianato

Dopo due anni e mezzo di crescita ininterrotta, si ferma il trend positivo della produzione manifatturiera dell'industria bergamasca: nel primo trimestre 2023 la variazione congiunturale, ossia calcolata rispetto al trimestre precedente, risulta infatti nulla per le imprese industriali con almeno 10 addetti. Continua a crescere invece la produzione delle imprese artigiane con almeno 3 addetti, che archivia un incremento trimestrale pari al +1,1%.

Su base annua, entrambi i comparti manifatturieri registrano ancora una variazione positiva (+2,3% per l'industria e +5,5% per l'artigianato), ma per l'industria è evidente la tendenza al rallentamento. Ciononostante le previsioni delle imprese industriali si mantengono lievemente positive, confermando i livelli di fiducia di fine 2022, anche sulla scorta dei dati incoraggianti che segnalano una ripresa degli ordini, mentre gli imprenditori artigiani evidenziano un miglioramento delle aspettative.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: "La produzione industriale, che da due anni mostrava una tendenza al rallentamento, tocca la crescita zero con il primo trimestre dell'anno sia in Lombardia che a Bergamo. Ciononostante, il fatturato e gli ordini, spinti soprattutto dalla domanda estera, continuano a crescere e le aspettative delle imprese rimangono positive. L'artigianato mostra una buona performance, con una produzione lievemente maggiore rispetto alla Lombardia."

Ultima modifica: Lunedì 15 Maggio 2023
Mercoledì 3 Maggio 2023

A Bergamo la demografia d’impresa continua la ripresa dopo oltre due anni di pandemia

Al 31 marzo 2023 in provincia di Bergamo erano 92.455 le sedi di imprese registrate e 82.849 le imprese attive, in calo di 2.075 unità rispetto a un anno prima (-2,4%). Si tratta del terzo trimestre consecutivo in cui le imprese attive riportano una diminuzione, proseguendo così la fase di normalizzazione dopo l’incremento anomalo riscontrato per tutto il 2021 e per parte del 2022 e attribuibile, almeno in parte, agli effetti delle misure di sostegno economico volte a fronteggiare gli effetti della pandemia.

Disaggregando il totale per settore economico, i servizi rappresentano il 39,5% delle imprese attive, seguiti da commercio (21,7%), costruzioni (20,4%), manifattura (12,5%) e agricoltura (5,9%). Rispetto allo stesso trimestre dell’anno 2022, le imprese attive hanno registrato un calo in tutti i settori tranne i servizi, che sono rimasti stabili. Le costruzioni, con una variazione assoluta pari a -790 e una variazione tendenziale pari a -4,5%, hanno accusato le perdite maggiori. A seguire il commercio (con -830 posizioni e una variazione pari a -4,4% su base annua), la manifattura (-376 pari a -3,5% su base annua) e l’agricoltura (-65 pari a -1,3% su base annua).

I dati di flusso mostrano un aumento delle iscrizioni e delle cessazioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente: le iscrizioni sono 1.830 (+2,9%) e le cessazioni complessive (includendo sia quelle d’ufficio che quelle non d’ufficio) sono 1.966 (+5,1%). Tra queste ultime, nello specifico, le cessazioni non d’ufficio sono 1.916 mentre le cessazioni d’ufficio sono state 50. Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -136 unità.

Tornando al complesso delle imprese, nel primo trimestre 2023 le procedure concorsuali, disciplinate dalla precedente Legge Fallimentare, le procedure e i procedimenti per la risoluzione della crisi di impresa, disciplinati dal nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza entrato in vigore il 15 luglio 2022, gli scioglimenti e le liquidazioni sono state complessivamente 682.

Le 106.582 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, diminuite rispetto a un anno fa (-1.872), impiegano 413.933 addetti (di cui 347.401 dipendenti e 66.532 indipendenti). Questo dato è riferito alla fine del quarto trimestre 2022 e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Si riscontrerebbero rispetto al quarto trimestre 2021 incrementi di addetti nelle localizzazioni attive dei servizi (+4.846) della manifattura (+1.915), delle costruzioni (+554) e del commercio (+130). Negativa, invece, la variazione degli addetti totali nelle localizzazioni attive nell’agricoltura (-77).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Con il primo trimestre 2023 la demografia delle imprese bergamasche prosegue la progressiva stabilizzazione dopo le anomalie innescate dalla pandemia. In particolare, le iscrizioni sono in crescita, in controtendenza rispetto alla Lombardia e all’Italia dove sono rimaste stabili, e anche le cessazioni sono in aumento, nonostante si mantengano ancora al di sotto dei valori pre-Covid. La ripresa della tendenza demografica pre-pandemica porta, tuttavia, ad un ulteriore calo delle imprese attive, che registrano una variazione negativa per il terzo trimestre consecutivo.”

Ultima modifica: Mercoledì 3 Maggio 2023
Mercoledì 19 Aprile 2023

A Bergamo l’industria è prima per investimenti. Le imprese artigiane prevedono un calo nel 2023, pesa l’aumento dei tassi di interesse

Il focus realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo sui principali settori economici della provincia (industria, artigianato manifatturiero, servizi e commercio al dettaglio) mostra come la propensione delle imprese a investire sia rimasta elevata nel 2022: la percentuale che ha dichiarato di avere realizzato investimenti nel corso dell’anno si conferma sui massimi storici per la manifattura (69% industria e 34% artigianato), mentre mostra un lieve calo nel commercio al dettaglio (33%); i servizi (34%) rimangono infine stabili rispetto al 2021 ma su livelli ancora inferiori ai valori pre-Covid.

Il risultato nettamente migliore dell’industria rispetto agli altri settori è parzialmente dovuto alle maggiori dimensioni medie delle imprese, ma la performance del comparto risulta superiore anche nel confronto con l’analogo valore lombardo (65%) confermando l’elevata intensità di capitale dell’industria orobica.

Le motivazioni addotte dalle imprese che non hanno realizzato investimenti nel 2022 vedono al primo posto la mancanza di una reale esigenza, con percentuali che vanno dal 34% dell’industria al 44% del commercio al dettaglio. Sommando anche le indicazioni relative ad investimenti già realizzati negli anni precedenti o programmati per quelli successivi, si raggiunge una quota di imprese pari a circa il 60-70% che non ha investito per scelte proprie indipendenti da ostacoli o vincoli esterni. Nella restante parte dei casi, l’impedimento maggiore è rappresentato dalle prospettive di mercato incerte, che pesano per circa il 25% nei settori manifatturieri e nel commercio al dettaglio, con una quota che si riduce nei servizi (17%). La mancanza di risorse finanziarie incide invece soprattutto per le imprese artigiane (16%), seguite da quelle dei servizi (12%) e del commercio (9%), mentre tale vincolo risulta poco rilevante per le imprese industriali (6%).

Al di là delle intenzioni per quel che riguarda la propria impresa, gli imprenditori artigiani sono in prevalenza pessimisti sull’andamento degli investimenti nel proprio settore nel 2023: il saldo tra previsioni di crescita (16%) e diminuzione (35%) risulta ampiamente negativo (-19). Su questo risultato pesa sicuramente la risalita dei tassi di interesse che rischia di peggiorare le condizioni di accesso al credito, soprattutto per le imprese di piccole dimensioni.

Le aspettative sono invece orientate a una situazione di stabilità nel commercio al dettaglio e nei servizi, dove le indicazioni di aumento e diminuzione degli investimenti si equivalgono. Il saldo risulta infine lievemente positivo nell’industria (+4), che si conferma il settore più solido sotto questo profilo.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “L’industria bergamasca spicca per propensione all’investimento non solo nel confronto con gli altri settori, ma anche con il complesso dell’industria in Lombardia. Nel complesso delle imprese prevalgono gli investimenti in beni materiali e le motivazioni legate a una maggiore efficienza e produttività. Sono soprattutto gli artigiani a prevedere nel proprio settore un anno 2023 di decrescita degli investimenti. Pesano i maggiori tassi di interesse, che limitano l’accesso al credito per le imprese meno strutturate”.

Ultima modifica: Mercoledì 19 Aprile 2023
Mercoledì 22 Marzo 2023

Cresce il valore dell’export agroalimentare bergamasco sotto la spinta dei prezzi. Aumentano consegne del latte e produzione di Grana Padano

Nel secondo semestre 2022, secondo lo studio sulla congiuntura agricola in Lombardia condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia e presentato oggi a Milano, l’agroalimentare lombardo ha registrato un leggero miglioramento dopo il calo del primo semestre. L’indice sintetico di fatturato cumulato regionale rimane, tuttavia, negativo in quasi tutti i comparti, con l’eccezione del comparto vitivinicolo e del lattiero-caseario, che riportano risultati positivi.

Per quanto riguarda l’agro-alimentare a Bergamo, la situazione si può stimare sulla base dei dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all’occupazione.

Complessivamente, il 2022 ha registrato un aumento delle esportazioni agroalimentari pari a +11,5% rispetto al 2021, un risultato determinato dalla spiccata crescita dell’industria alimentare e delle bevande (+13,2%) che ha compensato il lieve calo registrato dal settore primario (-0,9%).

A livello regionale le esportazioni agroalimentari hanno registrato un incremento superiore a Bergamo, pari a +18,1%, come anche a livello nazionale, dove hanno riportato il +15,3%. Parte di questa crescita è ascrivibile all’effetto dei prezzi: i valori medi unitari sono cresciuti a fronte di quantità costanti o addirittura ridotte.

Confrontando con le altre province della Lombardia, Bergamo ha perso qualche posizione dallo scorso semestre piazzandosi in quinta posizione per tonnellate di latte consegnato. Quanto alla produzione casearia, Bergamo si conferma la quarta provincia lombarda per volume di produzione di Grana Padano DOP. La crescita della produzione bergamasca nel secondo semestre, nonostante il calo registrato nella prima parte dell’anno, ha contribuito a chiudere l’anno con una variazione positiva del +5,0%, facendo di Bergamo la seconda provincia con maggiore crescita della produzione dopo Lodi.

Infine, a livello occupazionale i dati dell’anno 2022 sulle comunicazioni obbligatorie relative a rapporti di lavoro dipendente, elaborati dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Bergamo, offrono un quadro preciso della situazione territoriale. Nel settore primario le imprese che hanno effettuato almeno un’assunzione sono cresciute del +4,4% rispetto al 2019, anno di confronto esente dalle dinamiche legate al Covid-19. Nel 2022 le assunzioni dipendenti nel settore primario sono state 4.380 mentre le cessazioni sono state 4.262, riportando un saldo pari a +118 posizioni.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Tiepidi segnali di miglioramento per il settore agricolo, a fronte di una situazione su cui pesano forti aumenti dei costi di produzione e condizioni meteorologiche avverse. Le esportazioni agroalimentari bergamasche sono positive al netto dell’effetto dei prezzi grazie al contributo dell’industria alimentare e delle bevande. Bergamo si conferma nel 2022 la seconda provincia lombarda esportatrice nel comparto agroalimentare.”

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Mercoledì 15 Marzo 2023

Nel 2022 Bergamo quinta provincia esportatrice italiana

Con un totale annuo di 20.197 milioni di euro esportati, Bergamo scala la classifica delle province esportatrici italiane, superando Firenze e Bologna. Le esportazioni bergamasche, cresciute dall’anno precedente del 16,1%, si collocano per valore dopo quelle di Milano, Torino, Vicenza e Brescia e contribuiscono per il 3,2% al totale nazionale. Le corrispondenti variazioni del totale per la Lombardia e per l’Italia sono del 19,1% e del 20,0%.

Le importazioni sono state pari a 14.682 milioni (+29,9% sull’anno precedente, contro +22,7% in Lombardia e +36,4% in Italia).

I settori trainanti dell’export provinciale hanno totalizzato i seguenti risultati: macchinari (4.720 milioni, +10,2%), prodotti chimici (3.136 milioni, +17,0%), metalli di base (2.831 milioni, +29,3%), gomma e materie plastiche (1.994 milioni, +18,0%), mezzi di trasporto (1.890 milioni, +13,2%), apparecchi elettrici (1.335 milioni, +16,7%), tessile e abbigliamento (1.136 milioni, +9,5%) e alimentari (1.095 milioni, +13,2%).

Per area geografica di destinazione, le variazioni sull’anno precedente sono tutte positive, tranne che per l’Africa settentrionale (-2,2%). Anche le variazioni delle esportazioni sull’anno precedente verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono tutte positive.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Con i dati del quarto trimestre si chiude un anno molto positivo anche sotto il profilo del commercio internazionale bergamasco. Si osserva tuttavia che l’incremento delle esportazioni bergamasche è inferiore a quello lombardo, e la forte crescita delle importazioni. Si deve considerare che tutte le grandezze in valore includono l’effetto rialzo dei prezzi.

Ultima modifica: Mercoledì 15 Marzo 2023
Mercoledì 8 Marzo 2023

Tra le imprese femminili bergamasche sono cresciute quelle a elevato contenuto conoscitivo

A fine 2022 le imprese femminili attive a Bergamo, quelle in cui la struttura proprietaria e il controllo sono detenuti in prevalenza da donne, erano 17.217. Dal 2018 al 2022 i numeri delle imprese femminili sono cresciuti, soprattutto nel 2021 in cui hanno giocato le dinamiche della pandemia che, a fronte delle misure di sostegno economico, hanno provocato un congelamento delle cessazioni. Il ritorno alla normalità vede, nel confronto tra il 2021 e il 2022, un calo dello 0,7%, calo, peraltro osservabile anche nel complesso delle imprese e allineato con i numeri nazionali, ma in controtendenza rispetto alla Lombardia, dove si è avuto un lieve incremento (+0,4%). Il dato del 2022 mostra comunque consistenze numeriche superiori rispetto ai primi tre anni del quinquennio.

Ragionando in termini di tasso annuo di crescita composto, che misura la crescita percentuale media delle imprese femminili attive, tra il 2018 e il 2022 risulta pari a +0,3%, di poco inferiore rispetto al tasso regionale (+0,4%) e superiore a quello nazionale, rimasto nullo nell’arco temporale considerato. Lo stesso tasso riferito al totale delle imprese attive nella provincia di Bergamo risulta negativo (-0,4%) mentre quello regionale e quello nazionale sono lievemente superiori (-0,1%).

Le 17.217 imprese femminili attive a Bergamo a fine 2022 rappresentano un quinto delle imprese totali. Questo 20,8% è lievemente superiore all’incidenza percentuale lombarda (19,7%) ma inferiore a quella italiana (22,8%). Tra il 2018 e il 2022 la quota di imprese femminili su quelle complessive ha registrato un lieve incremento passando da 19,9% a 20,8%.

Rispetto al 2021, solo le società di capitali riportano un aumento (+3,6%), peraltro in linea con la tendenza in atto da tempo anche per il complesso delle imprese. Infatti, il tasso di variazione delle società di capitali femminili risulta di quasi un punto percentuale superiore a quello del complesso delle imprese. Tra le altre forme giuridiche, invece, riportano un calo le cooperative (-5,5%), le società di persone (-2,3%) e le imprese individuali (-2,0%).

In relazione alla struttura proprietaria e alla gestione delle imprese femminili, nel 2022 il 77,2% ha una partecipazione esclusiva di donne. Il 17,5% ha una forte partecipazione femminile, ovvero una quota uguale o maggiore del 60% di socie o amministratrici. Il restante 5,2% sono imprese con partecipazione maggioritaria femminile.

Quanto alla presenza femminile in ruoli di controllo e di gestione nel complesso delle imprese bergamasche, sulle 131.285 persone che ricoprono cariche e qualifiche attive a fine 2022 solo il 27% (ovvero 35.350) erano donne.

Commenta il segretario generale M. Paola Esposito: “La crescita delle imprese femminili bergamasche negli ultimi cinque anni rappresenta un segnale positivo per il nostro territorio. È inoltre significativo che nell’ultimo anno siano stati soprattutto i settori a forte contenuto conoscitivo a guidare la crescita delle imprese femminili. La partecipazione della donna al mondo dell’impresa rimane però ancora esigua se si considera che soltanto un terzo delle persone che rivestono cariche nelle imprese bergamasche sono donne.”

Ultima modifica: Giovedì 3 Agosto 2023