Informazione economica

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Martedì 10 Maggio 2022

Manifattura a doppia velocità a Bergamo: l’industria rallenta la crescita (+1,3%), lieve battuta d’arresto per l’artigianato (-0,1%)

Il primo trimestre 2022 conferma un livello della produzione manifatturiera in provincia di Bergamo decisamente superiore ai valori dell’anno precedente: la variazione tendenziale è pari al +8,4% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e al +8% per quelle artigiane con almeno 3 addetti. Il confronto con il trimestre precedente evidenzia però i primi effetti delle mutate condizioni della congiuntura internazionale: la variazione congiunturale resta positiva per l’industria (+1,3%), pur in rallentamento rispetto ai ritmi precedenti, mentre l’artigianato registra un valore sostanzialmente nullo (-0,1%) dopo un anno e mezzo di crescita. I numeri indice della produzione, calcolati ponendo pari a 100 la media del 2010, rimangono comunque su livelli storicamente molto elevati (118,3 per l’industria e 110,4 per l’artigianato) e dimostrano come il sistema manifatturiero bergamasco abbia per il momento tenuto, nonostante lo shock sul lato dei costi sia stato importante. Le aspettative degli imprenditori, in particolare artigiani, evidenziano però un deterioramento del clima di fiducia, segnalando una forte incertezza sugli sviluppi futuri.

L’industria bergamasca nel primo trimestre del 2022 registra una crescita congiunturale della produzione del +1,3%, un valore ancora significativo benché inferiore agli incrementi che avevano caratterizzato il 2021. Tale risultato è però meno brillante di quello registrato in Lombardia, dove sia la variazione su base annua (+10,7%) sia quella rispetto al trimestre precedente (+1,8%) si attestano su valori superiori.

Il risultato dell’industria bergamasca è determinato in buona parte dalla performance del settore meccanico, di gran lunga prevalente dal punto di vista dimensionale, ma anche i comparti della siderurgia e della gomma-plastica evidenziano un elevato grado di resilienza. Maggiori difficoltà si riscontrano invece nei settori che afferiscono al sistema-moda, ancora lontani dai livelli pre-pandemia.

La produzione manifatturiera dell’artigianato in provincia di Bergamo mostra la prima battuta d’arresto dopo 6 trimestri consecutivi di crescita: la variazione congiunturale è infatti pari a -0,1%. Se il recupero a seguito della crisi del 2020 aveva visto una performance migliore delle imprese artigiane bergamasche, i primi tre mesi del 2022 registrano una maggiore difficoltà in provincia rispetto alla media regionale: in Lombardia la produzione artigiana aumenta infatti anche nel confronto congiunturale (+2%) oltre a registrare un incremento più marcato su base annua (+9,6%).

Aumenta l’occupazione delle imprese artigiane, con un saldo pari al +0,4% tra il numero di addetti a inizio e fine trimestre. Al di là delle oscillazioni trimestrali, dovute anche a fattori stagionali, il numero di addetti è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi due anni, andamento che si è però accompagnato alla progressiva riduzione della Cassa Integrazione (1,7% la quota di imprese che dichiara di farne uso nel primo trimestre 2022), ormai in linea con i valori precedenti al boom del 2020.

Gli imprenditori artigiani mostrano un significativo calo dei livelli di fiducia, acuendo una tendenza che si era peraltro già manifestata a fine 2021: le aspettative per il prossimo trimestre svoltano in territorio negativo sia relativamente alla produzione (-5 il saldo tra previsioni di aumento e diminuzione) sia in riferimento alla domanda interna (-7). Ancora positive invece, seppure di poco, le valutazioni in merito all’evoluzione della domanda estera (+3) e dell’occupazione (+2).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Considerati i rischi che comporta la complessa situazione geopolitica ed economica in corso, i risultati di questo primo trimestre dell’anno per il comparto manifatturiero superano le nostre attese. In realtà, poiché la rilevazione congiunturale si riferisce all’intero trimestre, non emerge la dinamica mensile, cioè la più recente evoluzione, ma questa traspare nel peggioramento delle aspettative degli imprenditori. Temiamo che i prossimi numeri non saranno così brillanti”.

Ultima modifica: Lunedì 23 Maggio 2022
Mercoledì 23 Marzo 2022

Il largo consumo confezionato si è evoluto in parallelo con la pandemia

I ricavi e le unità vendute nel largo consumo confezionato a Bergamo sono in crescita dal 2018: i dati forniti da IRI analizzati dalla Camera di commercio hanno evidenziato una chiara curva ascendente. Nel 2020 i valori hanno registrato una fiammata corrispondente a un incremento del 5,6%, mentre nel 2021 la variazione – sempre in terreno positivo – ha subito un rallentamento.

Queste dinamiche possono essere interpretate in relazione alle diverse fasi della pandemia da Covid-19 che, a partire da marzo 2020, ha modificato profondamente le abitudini dei consumatori. Nelle prime settimane della pandemia, all’annuncio del confinamento, i consumatori sono corsi in massa ad accaparrarsi i beni di consumo primario svuotando gli scaffali dei punti vendita e facendo così registrare una crescita imprevista sia ai ricavi sia alle unità vendute.

Nei trimestri successivi sono intervenute a successive riprese restrizioni alla mobilità, mentre il lavoro agile continuava a essere ampiamente praticato dalle imprese. Con questo la spesa delle famiglie che prima era destinata ai consumi fuori casa si è spostata verso le casse della grande distribuzione.

Nel 2021 le misure di contenimento della pandemia sono state allentate, nonostante ciò la crescita del comparto non si è arrestata. La spiegazione sta nel fatto che le vendite della grande distribuzione hanno dovuto soddisfare una domanda, ancora una volta inaspettata, innescata dalla diffusione delle varianti. Inoltre l’inflazione, che a dicembre raggiungeva il +3,9%, ha spinto i prezzi al rialzo e di conseguenza l’ammontare dei ricavi.

Il dato delle vendite suddivise per canale distributivo è disponibile solo a livello regionale ma fornisce indicazioni interessanti circa l’evoluzione del sistema distributivo. Sotto questo profilo i supermercati sono cresciuti di più rispetto agli ipermercati tra il 2017 e il 2020 ma nel 2021 hanno avuto una battuta d’arresto. Gli stessi hanno registrato una flessione dei ricavi e delle unità vendute nel 2018, a cui ha fatto seguito una crescita nel biennio successivo e un crollo nel 2021. Gli ipermercati hanno registrato una variazione negativa sia in valore che in unità per ogni anno del periodo, soprattutto nel 2018 e nel 2020. Questi movimenti si spiegano con la crescita eccezionale nell’ultimo anno del discount, il canale di convenienza.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Tra le cose che sono cambiate in questi due anni per effetto della pandemia ci sono certamente le abitudini di consumo. Nonostante molte delle restrizioni siano ormai venute meno, non tutto è tornato come prima e forse alcuni comportamenti si fisseranno nelle abitudini. Per il 2022 l’andamento del comparto sembra più incerto: pesano le dinamiche inflative, le tensioni sui mercati energetici e delle materie prime, oltre all’insicurezza per la situazione internazionale.”

Ultima modifica: Giovedì 7 Aprile 2022
Mercoledì 23 Marzo 2022

Ombre di guerra anche sull’agroalimentare bergamasco

Nel secondo semestre 2021 l’agroalimentare lombardo mostra segni di rallentamento. La redditività delle aziende agricole ha registrato una battuta d’arresto a seguito dei continui aumenti dei costi dell’energia e di produzione, tra cui spiccano soprattutto macchinari agricoli, imballaggi di cartone e plastica e bottiglie di vetro. Se peraltro l’indice sintetico di fatturato cumulato ha registrato una crescita nel semestre ciò si spiega in parte con l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e con il forte rincaro dei mezzi di produzione. Questo il quadro che emerge dall’ultimo studio semestrale sulla congiuntura agricola lombarda, condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia.

Simili i risultati a livello nazionale, dove l’Istat, dopo due trimestri di crescita, ha calcolato nel terzo trimestre una variazione congiunturale negativa (-1,0%) del valore aggiunto in agricoltura. Questo risultato si deve leggere a fronte di un quadro di crescita tendenziale del Pil pari al 4,0% nel terzo trimestre e al 6,4% (stima preliminare) nel quarto trimestre.

L’andamento specifico dell’agro-alimentare a Bergamo si basa sui dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all’occupazione.

Infine, a livello occupazionale gli ultimi dati disponibili - relativi al terzo trimestre 2021 - sulle comunicazioni obbligatorie relative a rapporti di lavoro dipendente, elaborati dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Bergamo, offrono un quadro preciso della situazione territoriale. Nel terzo trimestre le assunzioni nel settore primario riportano un incremento tendenziale del +16,7% rispetto all’anno scorso e del +20,7% rispetto al 2019. I dati delle cessazioni nello stesso periodo superano del +25,5% il dato del 2020 e del 28,3% quello del 2019.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Come per gli altri settori economici, anche nell’agroalimentare a destare preoccupazione sono specialmente i forti aumenti dei costi energetici e di produzione, che stanno erodendo la redditività delle aziende agricole orobiche, e le dinamiche inflative che in parte dipendono dal primo aspetto. La guerra, inoltre, amplificherà la scarsità di offerta di alcune materie prime, che già da alcuni mesi stavano condizionando l’economia mondiale.”

Ultima modifica: Giovedì 7 Aprile 2022
Lunedì 14 Marzo 2022

Un anno di crescita per le esportazioni bergamasche

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel trimestre totalizza 4.482 milioni di euro (+10,0% su base annua, contro variazioni del 13,6% in Lombardia e del 13,3% in Italia). Le importazioni sono state pari a 3.151 milioni (+41,8% tendenziale, contro +22,7% in Lombardia e +28,1% in Italia). Il saldo trimestrale della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.331 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.815 milioni).

Per quanto riguarda le prestazioni dei settori trainanti dell’export provinciale, la situazione è la seguente: macchinari (1.059 milioni, -6,7%), prodotti chimici (742 milioni, +32,3%), metalli di base (561 milioni, +12,9%), gomma e materie plastiche (417 milioni, +16,5%), mezzi di trasporto (391 milioni, +6,9%), apparecchi elettrici (304 milioni, +17,5%), tessile e abbigliamento (281 milioni, +21,9%) e alimentari (250 milioni, +3,3%).

Per area geografica di destinazione nel trimestre in esame è positivo il tasso di variazione tendenziale verso l’area UE 27 post Brexit (+11,2%) e verso l’Eurozona (+11,6%). Per il resto tutte le variazioni sono positive tranne il Medio Oriente.

Rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente la variazione delle esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono quasi tutte positive: Germania (+17,1%), Francia (+5,6%), Stati Uniti (+30,3%), Spagna (+5,7%), Polonia (+10,9%), Svizzera (+13,8%), Paesi Bassi (+7,6%), Austria (+7,8%). Fanno eccezione la variazione negativa per la Cina (-6,2%) e la stabilità per il Regno Unito (+0,2%).

Nel complesso dell’anno le esportazioni bergamasche totalizzano 17.295 milioni di euro, ossia +19,2% rispetto al totale del 2020 e +6,0% rispetto al totale del 2019.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni “I numeri del quarto trimestre chiudono un anno molto positivo per le esportazioni bergamasche e italiane in generale, che hanno ampiamente recuperato la caduta del 2020 e hanno superato il livello dell’anno precedente lo scoppio della pandemia. Il peso della Russia sul totale dell’export bergamasco supera appena l’un per cento, ma lo scoppio della guerra sta già producendo i primi nefasti effetti a catena su tutti i mercati.

Ultima modifica: Lunedì 21 Marzo 2022
Martedì 8 Marzo 2022

Sprint di imprese femminili nel 2021

In provincia di Bergamo le imprese femminili, quelle in cui la presenza di donne supera il 50%, sono cresciute in un anno del +2,4%. Questo incremento di consistenza a fine 2021 rispetto all’anno precedente è un tratto distintivo della provincia di Bergamo, se si considera che Lombardia e Italia hanno riportato tassi di crescita più contenuta, rispettivamente del +1,2% e +0,6%.

Ragionando in termini di tasso annuo composto, ovvero la crescita percentuale media delle imprese femminili attive, tra il 2017 e il 2021 risulta pari 0,5%, lievemente superiore rispetto alla media regionale (0,4%) e italiana (0,1%). Lo stesso tasso riferito al totale delle imprese attive nella provincia di Bergamo risulta negativo (-0,1%), quello regionale nullo e quello nazionale positivo di un decimo di punto.

Le 17.343 imprese femminili attive a Bergamo a fine 2021 rappresentano il 20,5% delle imprese totali, un dato lievemente superiore all’incidenza percentuale lombarda (19,6%) ma inferiore a quella italiana (22,7%).

Per settore economico sono i servizi a dominare, seguiti da commercio, manifattura, agricoltura e costruzioni. Tutti i settori hanno subito una crescita durante l’anno, ma spiccano per vivacità il commercio, i servizi, le costruzioni e l’agricoltura con tassi compresi tra il 2 e il 3%.

Quanto alle forme giuridiche, prevalgono le imprese individuali, come peraltro accade anche sul totale delle imprese. A seguire le società di capitali, le società di persone, le cooperative, le altre forme e i consorzi. Rispetto al 2020, sono le società di capitali a riportare l’aumento maggiore (+3,8%), peraltro in linea con la tendenza in atto da tempo anche per il complesso delle imprese nella provincia. Tra le altre forme giuridiche, invece, le imprese individuali (+2,5%) e le cooperative (+0,6%) riportano una crescita positiva, mentre le società di persone sono in diminuzione (-0,8%).

In relazione alla struttura proprietaria e alla gestione delle imprese femminili, nel 2021 il 77,4% ha una partecipazione esclusiva di donne. Il 17,6% ha una forte partecipazione femminile, ovvero una quota uguale o maggiore del 60% di socie o amministratrici. Il restante 5,1% sono imprese con partecipazione maggioritaria femminile.

Analizzando i dati sulle cariche e sulle qualifiche, sono 35.388 quelle ricoperte da donne nel totale delle imprese registrate in provincia di Bergamo contro le 97.685 ricoperte da uomini. Queste cariche femminili sono per il 43,8% di amministratrici, il 30% di titolari, il 18,3% di socie e il 7,9% di altre cariche.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “La crescita delle imprese femminili nell’ultimo anno rappresenta un segnale positivo per la nostra provincia. La partecipazione della donna al mondo dell’impresa a Bergamo rimane però di oltre due punti inferiore al dato nazionale.

Ultima modifica: Lunedì 21 Marzo 2022
Giovedì 3 Marzo 2022

Nel 2021 le imprese recuperano la propensione a investire, ma la guerra apre nuove incertezze

Le imprese bergamasche, pur con intensità diversa a seconda del settore, hanno recuperato significativamente la propensione a investire nel 2021 – questa è la sintesi dall’approfondimento sul tema realizzato dalla Camera di commercio nel mese di gennaio.

Circa due imprese industriali su tre, anche in virtù delle maggiori dimensioni, hanno realizzato investimenti nel 2021, mentre negli altri comparti tale quota si ferma a un terzo circa. Nel manifatturiero industriale e artigiano la crescita rispetto al 2020 è stata significativa, mentre si è rivelata più limitata nel commercio al dettaglio e nei servizi. I motivi sono che il primo aveva mostrato una caduta modesta nel 2020, mostrandosi più resiliente agli effetti della pandemia, mentre i secondi hanno subito le conseguenze più pesanti della crisi e non sono ancora riusciti a recuperare i livelli del 2019.

In tutti i settori le imprese bergamasche evidenziano una propensione a investire superiore o in linea a quella riscontrata a livello regionale. I dati di contabilità nazionale evidenziano una rapida ripresa degli investimenti nel 2021 grazie alle politiche di sostegno messe in campo per arginare la crisi, sebbene il nostro Paese continui a scontare un ritardo nei confronti dei principali paesi europei.

Riguardo la composizione degli investimenti, cresce la componente materiale, soprattutto per quello che riguarda impianti, macchinari e veicoli. Cala invece nella maggior parte dei comparti la quota investita in attrezzature informatiche, dopo la forte crescita registrata nel 2020 anche per via della diffusione del lavoro agile.

La finalità prevalente alla base degli investimenti è il rinnovamento di impianti e apparecchiature obsolete, ma emergono specificità settoriali legate alle esigenze di aumentare la capacità produttiva e di attivare nuovi business o potenziare l’attività con nuovi strumenti.

Le imprese che non hanno realizzato investimenti nel 2021 dichiarano motivazioni legate soprattutto alla mancanza di una reale esigenza o a una diversa pianificazione temporale, per cui gli investimenti sono già stati realizzati negli anni precedenti o sono programmati per i successivi. Rispetto all’anno precedente diminuiscono invece le indicazioni relative a prospettive di mercato incerte o alla mancanza delle risorse necessarie: emerge quindi un quadro economico-finanziario più solido dopo la crisi del 2020.

Gli imprenditori sono al momento tiepidi sulle possibili ricadute positive del PNRR sul proprio settore di attività, in attesa probabilmente di maggiori indicazioni su modalità e tempi di attuazione. Si rileva un maggior ottimismo nel campione industriale, che si divide in tre gruppi sostanzialmente equivalenti tra imprese che si aspettano effetti positivi o molto positivi, effetti scarsi o nulli e imprese che non sono al momento in grado di fare una valutazione. In generale sono soprattutto le imprese di maggiori dimensioni a esprimere fiducia nella propria capacità di cogliere le opportunità derivanti dalla realizzazione del Piano. La guerra tra Russia e Ucraina rimette tuttavia in discussione le aspettative positive di investimento espresse dalle imprese per il 2022.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Dopo un 2020 caratterizzato dall’incertezza e dall’impossibilità di pianificare, nel 2021 le imprese hanno ripreso a investire. All’epoca della rilevazione prevedevano di mantenere alto il livello per l’anno in corso, ma l’attacco russo all’Ucraina ha generato una nuova ondata di incertezza sugli scenari economici che rimette in discussione la visione di solo poche settimane fa.

Ultima modifica: Lunedì 21 Marzo 2022
Giovedì 17 Febbraio 2022

Nel 2021 il terziario a Bergamo ritorna sui livelli pre-crisi, ma il fatturato è spinto anche dai prezzi

Il 2021 si chiude positivamente per il settore terziario a Bergamo: il fatturato delle imprese dei servizi nel quarto trimestre cresce del +23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nel commercio al dettaglio l’incremento è del +13,6%. Con questi dati il consuntivo del 2021 archivia una variazione media del +18,4% nei servizi e del +11,4% nel commercio: i servizi sono quindi cresciuti più intensamente, anche perché erano stati penalizzati maggiormente nel 2020 (-12,7% contro -8,1% del commercio). In entrambi i comparti il percorso di recupero intrapreso nel 2021 ha consentito di colmare il divario rispetto ai livelli medi del 2019, raggiungendo nel quarto trimestre valori dell’indice del fatturato che non si vedevano da diversi anni (103,9 nei servizi e 93,9 nel commercio al dettaglio), anche se va sottolineato come la crescita dei prezzi abbia in parte “gonfiato” questo risultato. In un quadro congiunturale che per il 2022 vede addensarsi numerosi rischi, legati in particolare alla crescita dei costi e dell’inflazione, gli imprenditori bergamaschi rimangono abbastanza fiduciosi sulla possibilità che la ripresa prosegua, sebbene nel commercio al dettaglio si registri un calo delle aspettative rispetto all’ottimismo del trimestre precedente.

SERVIZI - Nei servizi il profilo delle variazioni congiunturali, ossia calcolate rispetto al trimestre precedente, mostra come la crescita nel 2021 a Bergamo si sia concentrata nel secondo trimestre, per poi procedere a un ritmo inferiore nella seconda parte dell’anno. Nel quarto trimestre l’incremento è stato del +3%, una velocità in linea con quella registrata in Lombardia, mentre considerando la media annua la crescita registrata in provincia è stata più marcata (+16,1% il dato regionale). Se infine si prendono a riferimento i livelli medi del 2019, la capacità delle imprese bergamasche di reagire alla crisi è risultata superiore.

Non tutti i settori dei servizi sono riusciti a recuperare le perdite di fatturato registrate nel 2020: le attività di alloggio e ristorazione e i servizi alla persona, nonostante la significativa crescita mostrata in corso d’anno, evidenziano una variazione ancora negativa rispetto ai livelli medi del 2019, mentre i servizi alle imprese e, soprattutto, il commercio all’ingrosso hanno ampiamente superato i livelli pre-crisi.

COMMERCIO - Il commercio al dettaglio nel quarto trimestre registra a Bergamo una crescita congiunturale del fatturato del +4,1%, confermando l’andamento positivo evidenziato nel resto dell’anno e allineandosi alla dinamica regionale (+4%). Anche in riferimento alla media annua, la dinamica provinciale nel 2021 è risultata simile a quella lombarda (+10,5%), mentre il confronto con i livelli del 2019 registra una performance migliore per le imprese bergamasche.

Gli esercizi non alimentari, che erano stati particolarmente penalizzati nel 2020, hanno registrato la crescita più intensa, riportandosi sostanzialmente sui valori pre-crisi, mentre gli esercizi non specializzati, che comprendono la grande distribuzione a prevalenza alimentare e che hanno beneficiato dell’incremento dei consumi alimentari domestici a scapito del canale Ho.Re.Ca., hanno proseguito il trend positivo su livelli di fatturato superiori a quelli del 2019.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Nel complesso anche i due comparti del terziario hanno colmato il divario con il fatturato del 2019. Ci sono tuttavia differenze tra i settori, con i servizi alle imprese che hanno superato i livelli precrisi, mentre alloggio, ristorazione e servizi alla persona sono ancora al di sotto. Nonostante le preoccupazioni sul fronte degli aumenti dei costi e dell’inflazione, gli imprenditori sono fiduciosi che la ripresa possa continuare.”

Ultima modifica: Giovedì 17 Febbraio 2022
Mercoledì 16 Febbraio 2022

La produzione a Bergamo si conferma in crescita a fine 2021, ma le aspettative degli imprenditori segnalano maggiori rischi

Continua a crescere anche nel quarto trimestre 2021 la produzione manifatturiera in provincia di Bergamo: la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari al +10,4% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e al +13,6% per quelle artigiane con almeno 3 addetti. Tale incremento consente al comparto industriale di chiudere il 2021 con un +17,4% complessivo, mentre il settore artigiano mette a segno un +16,4% in media d’anno. Si tratta di risultati importanti, che permettono non solo un pieno recupero delle perdite registrate durante la crisi del 2020 quando la produzione era calata del -9,2% nell’industria e del -11,3% nell’artigianato, ma anche di raggiungere i livelli produttivi più elevati della serie storica. In un quadro globalmente positivo, non mancano però elementi di preoccupazione, legati soprattutto alla continua crescita dei costi degli input produttivi, non sufficientemente compensata dall’aumento dei listini. La flessione delle aspettative degli imprenditori sull’avvio del 2022 rappresenta in questo senso un campanello d’allarme.

INDUSTRIA - L’industria bergamasca nel quarto trimestre del 2021 registra una crescita congiunturale della produzione del +1,7%, confermando il rallentamento fisiologico avvenuto nella seconda metà dell’anno dopo i ritmi molto elevati che hanno caratterizzato i primi due trimestri. In Lombardia l’incremento negli ultimi tre mesi è leggermente più intenso (+2,3% la variazione congiunturale), ma la crescita media registrata in regione nel 2021 risulta complessivamente inferiore (+15,6%). Se come termine di paragone si utilizzano invece i livelli medi del 2019, prima della crisi, la perfomance della provincia appare ancora più brillante (+6,6% contro +4,3% regionale).

Il risultato positivo registrato a Bergamo è frutto della specializzazione nel settore meccanico, che ha registrato una crescita particolarmente vivace nel 2021, ma anche la chimica, i mezzi di trasporto e la gomma-plastica hanno già superato i livelli pre-crisi. Tra i comparti che invece non hanno ancora recuperato i valori del 2019 si trovano quelli afferenti al sistema moda (tessile, abbigliamento, pelli e calzature) e l’industria alimentare.

ARTIGIANATO - Nell’ultima parte del 2021 la produzione manifatturiera dell’artigianato in provincia di Bergamo cresce più velocemente rispetto alla Lombardia (+3,7% la variazione congiunturale contro 2,6% regionale), risultato confermato anche dalla variazione media annua (+16,4% contro +11,7%). Grazie a questa migliore capacità di reagire, le imprese artigiane bergamasche mostrano di aver già oltrepassato i livelli produttivi pre-crisi (+3,3% la variazione del 2021 rispetto al 2019), mentre in Lombardia il recupero non è stato ancora completato (-1,5%).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Risultati molto positivi nel 2021 sia per l’industria che l’artigianato bergamaschi, superiori alle medie regionali: non solo hanno recuperato le perdite del 2020, ma hanno raggiunto due nuovi massimi di produzione. L’ultimo trimestre tuttavia lascia intravedere un raffreddamento della crescita e un peggioramento delle aspettative, conseguenza delle dinamiche dei costi, energia e gas in primis, e dell’impennata dell’inflazione.”

Ultima modifica: Mercoledì 16 Febbraio 2022
Martedì 15 Febbraio 2022

La seconda edizione 2021 del Bollettino dei prezzi edili registra i rincari delle materie prime e dei costi di produzione

È disponibile da oggi per l’acquisto la seconda edizione 2021 del “Bollettino dei prezzi informativi delle opere edili”, edito dalla Camera di commercio in collaborazione con ANCE Bergamo, l’associazione dei costruttori edili. Le dinamiche di mercato, in particolare il rincaro delle materie prime e dei costi di produzione, hanno reso necessario un aggiornamento del bollettino a pochi mesi di distanza dalla prima edizione 2021, pubblicata nel giugno scorso, che riguardava i soli capitoli dell’edilizia.

Questa seconda edizione 2021 contiene l’aggiornamento completo dei prezzi informativi delle opere edili praticati in provincia di Bergamo. Solo i prezzi dei capitoli B (opere da cementista e stuccatore) ed E (opere in pietra naturale) non sono stati forniti in quanto questi due capitoli sono in fase di completa revisione.

La pubblicazione riporta le quotazioni delle opere compiute, degli impianti, dei noleggi e della sicurezza nei cantieri, risultanti dalla rilevazione di oltre 8.000 voci e alla quale hanno collaborato circa 200 ditte rappresentative del settore. I prezzi riportati sono rilevati nel periodo immediatamente precedente il 15 settembre 2021.

Il Bollettino viene pubblicato nella versione cartacea, online e in formato PDF. L’acquisto si effettua dal sito web della Camera di commercio di Bergamo.

Ultima modifica: Martedì 15 Febbraio 2022
Martedì 25 Gennaio 2022

Nel 2021 più iscrizioni di imprese rispetto alle attese

Il quarto trimestre 2021 si chiude con 94.595 sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo. Le iscrizioni sono 1.205 in aumento di 6,3% su base annua. Le cessazioni non d’ufficio sono 1.322, segnando una variazione tendenziale positiva su base annua del 4,1%. Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni (non d’ufficio) risulta negativo con -117 unità (-136 nel corrispondente periodo del 2020).

Il tasso di natalità delle imprese registrate risulta pari a 1,3% mentre il tasso di mortalità si attesta a 1,5%.

Le imprese attive (84.712) risultano in aumento (+921 posizioni, pari all’1,1% su base annua) rispetto allo stesso trimestre del 2020.

Nella bergamasca tra i settori economici i servizi rappresentano il 38,4% delle imprese attive, seguiti da commercio (22,3%), le costruzioni (20,7%) e la manifattura (12,7%). In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso sono cresciuti i servizi (+639 con una variazione pari a 2,0% su base annua), l’agricoltura (+79 pari a 1,6% su base annua), le costruzioni (+170 pari allo 1,0% su base annua) e il commercio (+83 pari a 0,4% su base annua). Risultano, invece, diminuite le imprese attive nella manifattura (-61 pari a -0,6% su base annua).

Quanto al tasso di natalità per settore produttivo, si distinguono positivamente i servizi (1,1%), le costruzioni (1,0%) e il commercio (0,8%). A seguire, con lo stesso valore, l’agricoltura (0,6%) e la manifattura (0,6%). Osservando, invece, il tasso di mortalità, l’agricoltura rileva il valore inferiore (0,7%). Sono maggiori i tassi di mortalità delle costruzioni (1,6%), dei servizi (1,6%) del commercio (1,4%) e della manifattura (1,4%).

In relazione alla natura giuridica, l’impresa individuale risulta la forma giuridica maggiormente diffusa nella provincia con un’incidenza del 52,9% sulle imprese attive totali. A seguire le società di capitali (25.309 pari al 29,9%), le società di persone (12.771 pari a 15,1%) e le altre forme giuridiche (1.822 pari a 2,2%). Confermando una tendenza in atto da tempo, le società di capitali attive registrano la variazione tendenziale maggiore (3,7%). A seguire le altre forme giuridiche (1,1%) e le imprese individuali (0,6%). Sono, invece, in flessione negativa le società di persone (-1,9%).

Le imprese straniere attive sono 9.553 pari a 11,3% delle imprese attive totali con una variazione tendenziale su base annua pari a 3,3%. Le imprese femminili attive sono 17.343 (2,4% su base annua) e rappresentano il 20,5% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 7.611 (1,6% su base annua) e rappresentano il 9% delle imprese attive totali.

Nel quarto trimestre 2021 sono 30.115 le imprese artigiane registrate. I dati di flusso mostrano un aumento su base tendenziale: le nuove iscrizioni sono 407 (+18,3% su base annua) e le cessazioni (avvenute non d’ufficio) sono 420 con una variazione pari a +9,7% su base annua. Il saldo complessivo risulta negativo con -13 unità (-39 nel corrispondente periodo del 2020). Il tasso di natalità delle imprese registra l’1,4% mentre il tasso di mortalità segna l’1,6%.

Le imprese artigiane attive sono, invece, 30.037 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, una crescita di 27 posizioni con una variazione tendenziale pari a 0,1%.

L’analisi dei settori economici mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nell’ambito delle costruzioni (13.446 pari al 44,8% delle imprese attive totali), dei servizi (8.369 pari al 27,9%), della manifattura (6.543 pari a 21,8%) e del commercio (1.552 pari al 5,2%).  In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso crescono i servizi (+81 con una variazione tendenziale pari a 1,0% su base annua), il commercio (+15 pari a 1,0% su base annua) e le costruzioni (+32 pari a 0,2% su base annua). Diminuisce, invece, la manifattura (-104 pari a ‑1,6% su base annua).

Analizzando la forma giuridica, invece, il 74,4% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,1%), le società di capitali (10,4%), i consorzi (0,02%) e le cooperative (0,02%).

Nel quarto trimestre 2021 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati complessivamente 582, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+306).

Le 108.413 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, aumentate rispetto a un anno fa (+1.361), impiegano 401.640 addetti (di cui 331.889 dipendenti e 69.751 indipendenti). Il dato degli addetti è riferito al trimestre precedente rispetto alle imprese e unità locali e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Rispetto allo stesso periodo del 2020 si registra pertanto una crescita degli addetti totali pari a +6.856, con una variazione tendenziale del +1,7% su base annua.

Tra i settori economici si riscontrano incrementi di addetti nelle localizzazioni attive dei servizi (+4.234) delle costruzioni (+1.788), dell’agricoltura (+732) e del commercio (+525). Rilevanti perdite di addetti su base annua si rilevano nella manifattura (-707).

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Nel quarto trimestre del 2021 il saldo delle imprese attive continua a crescere, confermando la tendenza registrata nei due trimestri precedenti. Le iscrizioni trimestrali non erano così numerose dal quarto trimestre 2017. Dopo il crollo che si è verificato nel 2020, il numero totale delle imprese iscritte nell’intero anno 2021 è maggiore del dato atteso considerando i dati dell’ultimo decennio, è però prematuro pensare ad un'inversione di tendenza.

Ultima modifica: Martedì 25 Gennaio 2022