Informazione economica

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Mercoledì 15 Marzo 2023

Nel 2022 Bergamo quinta provincia esportatrice italiana

Con un totale annuo di 20.197 milioni di euro esportati, Bergamo scala la classifica delle province esportatrici italiane, superando Firenze e Bologna. Le esportazioni bergamasche, cresciute dall’anno precedente del 16,1%, si collocano per valore dopo quelle di Milano, Torino, Vicenza e Brescia e contribuiscono per il 3,2% al totale nazionale. Le corrispondenti variazioni del totale per la Lombardia e per l’Italia sono del 19,1% e del 20,0%.

Le importazioni sono state pari a 14.682 milioni (+29,9% sull’anno precedente, contro +22,7% in Lombardia e +36,4% in Italia).

I settori trainanti dell’export provinciale hanno totalizzato i seguenti risultati: macchinari (4.720 milioni, +10,2%), prodotti chimici (3.136 milioni, +17,0%), metalli di base (2.831 milioni, +29,3%), gomma e materie plastiche (1.994 milioni, +18,0%), mezzi di trasporto (1.890 milioni, +13,2%), apparecchi elettrici (1.335 milioni, +16,7%), tessile e abbigliamento (1.136 milioni, +9,5%) e alimentari (1.095 milioni, +13,2%).

Per area geografica di destinazione, le variazioni sull’anno precedente sono tutte positive, tranne che per l’Africa settentrionale (-2,2%). Anche le variazioni delle esportazioni sull’anno precedente verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo sono tutte positive.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Con i dati del quarto trimestre si chiude un anno molto positivo anche sotto il profilo del commercio internazionale bergamasco. Si osserva tuttavia che l’incremento delle esportazioni bergamasche è inferiore a quello lombardo, e la forte crescita delle importazioni. Si deve considerare che tutte le grandezze in valore includono l’effetto rialzo dei prezzi.

Ultima modifica: Mercoledì 15 Marzo 2023
Mercoledì 8 Marzo 2023

Tra le imprese femminili bergamasche sono cresciute quelle a elevato contenuto conoscitivo

A fine 2022 le imprese femminili attive a Bergamo, quelle in cui la struttura proprietaria e il controllo sono detenuti in prevalenza da donne, erano 17.217. Dal 2018 al 2022 i numeri delle imprese femminili sono cresciuti, soprattutto nel 2021 in cui hanno giocato le dinamiche della pandemia che, a fronte delle misure di sostegno economico, hanno provocato un congelamento delle cessazioni. Il ritorno alla normalità vede, nel confronto tra il 2021 e il 2022, un calo dello 0,7%, calo, peraltro osservabile anche nel complesso delle imprese e allineato con i numeri nazionali, ma in controtendenza rispetto alla Lombardia, dove si è avuto un lieve incremento (+0,4%). Il dato del 2022 mostra comunque consistenze numeriche superiori rispetto ai primi tre anni del quinquennio.

Ragionando in termini di tasso annuo di crescita composto, che misura la crescita percentuale media delle imprese femminili attive, tra il 2018 e il 2022 risulta pari a +0,3%, di poco inferiore rispetto al tasso regionale (+0,4%) e superiore a quello nazionale, rimasto nullo nell’arco temporale considerato. Lo stesso tasso riferito al totale delle imprese attive nella provincia di Bergamo risulta negativo (-0,4%) mentre quello regionale e quello nazionale sono lievemente superiori (-0,1%).

Le 17.217 imprese femminili attive a Bergamo a fine 2022 rappresentano un quinto delle imprese totali. Questo 20,8% è lievemente superiore all’incidenza percentuale lombarda (19,7%) ma inferiore a quella italiana (22,8%). Tra il 2018 e il 2022 la quota di imprese femminili su quelle complessive ha registrato un lieve incremento passando da 19,9% a 20,8%.

Rispetto al 2021, solo le società di capitali riportano un aumento (+3,6%), peraltro in linea con la tendenza in atto da tempo anche per il complesso delle imprese. Infatti, il tasso di variazione delle società di capitali femminili risulta di quasi un punto percentuale superiore a quello del complesso delle imprese. Tra le altre forme giuridiche, invece, riportano un calo le cooperative (-5,5%), le società di persone (-2,3%) e le imprese individuali (-2,0%).

In relazione alla struttura proprietaria e alla gestione delle imprese femminili, nel 2022 il 77,2% ha una partecipazione esclusiva di donne. Il 17,5% ha una forte partecipazione femminile, ovvero una quota uguale o maggiore del 60% di socie o amministratrici. Il restante 5,2% sono imprese con partecipazione maggioritaria femminile.

Quanto alla presenza femminile in ruoli di controllo e di gestione nel complesso delle imprese bergamasche, sulle 131.285 persone che ricoprono cariche e qualifiche attive a fine 2022 solo il 27% (ovvero 35.350) erano donne.

Commenta il segretario generale M. Paola Esposito: “La crescita delle imprese femminili bergamasche negli ultimi cinque anni rappresenta un segnale positivo per il nostro territorio. È inoltre significativo che nell’ultimo anno siano stati soprattutto i settori a forte contenuto conoscitivo a guidare la crescita delle imprese femminili. La partecipazione della donna al mondo dell’impresa rimane però ancora esigua se si considera che soltanto un terzo delle persone che rivestono cariche nelle imprese bergamasche sono donne.”

Ultima modifica: Giovedì 3 Agosto 2023
Giovedì 2 Marzo 2023

Il fatturato del terziario in ripresa nel quarto trimestre, ma nel commercio al dettaglio pesa l’inflazione

Nel quarto trimestre del 2022 il fatturato delle imprese bergamasche del terziario con almeno 3 addetti cresce su base annua del +6,2% nei servizi e del +5,4% nel commercio al dettaglio, mentre rispetto al trimestre precedente la variazione risulta del +1,8% in entrambi i comparti: un incremento congiunturale rilevante dopo la battuta d’arresto registrata nel terzo trimestre. Tale ripresa risulta particolarmente significativa nei servizi, perché avviene in concomitanza con un raffreddamento dei prezzi di vendita: negli ultimi tre mesi i listini risultano in aumento del +2,4%, un ritmo di crescita dimezzato rispetto a inizio anno.

Nel commercio al dettaglio invece l’inflazione sembra non avere ancora finito di accelerare: i prezzi registrano l’incremento record del +5%. Nel complesso, il 2022 ha visto crescere il fatturato delle imprese dei servizi del +13%, mentre nel commercio l’incremento si è limitato al +5,3%. Questa diversa situazione dei due comparti si riflette anche nelle aspettative delle imprese, che tornano in territorio positivo per i servizi e risultano invece negative nel commercio.

L’occupazione delle imprese del commercio al dettaglio prosegue invece la fase espansiva: il saldo del numero di addetti risulta infatti positivo anche nel quarto trimestre (+0,5%), consentendo di archiviare per il 2022 una crescita media del +1,1%. Il dato evidenzia comunque un rallentamento rispetto agli incrementi nell’ordine del +2% registrati nel biennio precedente.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Il 2022 è stato l’anno dei servizi, che hanno recuperato vigore dopo l’eliminazione delle restrizioni dovute al Covid e vedono ora il futuro con favore. Il commercio al dettaglio è invece cresciuto in minore misura, con prezzi in aumento e aspettative non del tutto positive. Sul fronte dell’inflazione, nel commercio all’ingrosso la fiammata è stata nel primo trimestre, per poi smorzarsi e trasferirsi nei prezzi al dettaglio che hanno registrato la loro più forte variazione nell’ultimo trimestre dell’anno”.

In allegato il rapporto completo.

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Mercoledì 1 Marzo 2023

2022 anno di resilienza per la manifattura bergamasca: produzione in crescita nonostante le difficoltà

In provincia di Bergamo la crescita della produzione manifatturiera continua anche negli ultimi tre mesi del 2022, in particolare per le imprese artigiane con almeno 3 addetti, che mettono a segno una variazione del +5% rispetto allo stesso trimestre del 2021, mentre per quelle industriali con almeno 10 addetti l’incremento si ferma al +3,1%. Il profilo delle variazioni congiunturali, ossia calcolate rispetto al trimestre precedente, conferma il progressivo rallentamento della dinamica industriale (+0,8%), mentre nell’artigianato la crescita della riproduzione sembra riprendere vigore (+1,5%). Al di là delle oscillazioni trimestrali, la media del 2022 mette in evidenza un risultato robusto per la manifattura orobica, confermando una performance più brillante per il comparto artigiano (+6,3%) rispetto a quello industriale (+5,7%), ma in entrambi i casi superiore ai ritmi di crescita che caratterizzavano il periodo pre-Covid. I numerosi shock esterni intervenuti nel 2022 non sono quindi riusciti a interrompere il trend positivo della produzione bergamasca, che ha mostrato un grado di resilienza superiore alle aspettative.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Con i dati del quarto trimestre possiamo gettare uno sguardo d’insieme sul 2022, che si è aperto con la guerra in Ucraina ed è stato segnato dalla crisi energetica e dall’inflazione. Ciò nonostante, le previsioni più pessimistiche sono state smentite da risultati brillanti dell’intero comparto manifatturiero. Gli ultimi due trimestri tuttavia marcano una flessione della produzione che proietta un rallentamento sul primo trimestre del 2023”.

In allegato il rapporto completo.

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Martedì 28 Febbraio 2023

La demografia penalizza l’impresa giovanile

Con una coorte di 7.423 effettivi le imprese giovanili bergamasche rappresentano ben il 9% delle imprese attive iscritte alla Camera di commercio, tuttavia la loro consistenza è calata del 2,5% rispetto all’anno prima. L’andamento decrescente è visibile ancor più nella dinamica dell’ultimo decennio, salvo l’eccezione del 2021 quando la pandemia, o meglio i provvedimenti pubblici di ristoro, hanno interferito determinando l’incremento delle iscrizioni e il congelamento delle cessazioni.

A fronte di una popolazione totale che è andata lievemente crescendo fino a giungere a quota 1,1 milioni di residenti a inizio 2022, i giovani sono diminuiti fino al 2017 per poi continuare sostanzialmente stabili fino al 2022. La quota dei giovani è cresciuta nell’area urbana di quasi 2 punti percentuali, a discapito soprattutto della pianura (-1%) e poi della montagna e della collina. Non a caso è la pianura ad aver accusato il calo maggiore di imprese giovanili, mentre nell’area urbana è stato il più lieve. Comunque sia, alla fine del decennio il 31% delle imprese giovanili attive aveva sede in pianura, a seguire l’area urbana (30%), la collina (22%) e infine la montagna (17%).

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Le imprese giovanili sono calate negli ultimi dieci anni, cosa che si è verificata anche per il totale delle imprese. La loro maggiore velocità di decrescita può essere letta in relazione all’evoluzione demografica. È nella montagna bergamasca che si riscontra il valore maggiore di propensione all’impresa giovanile, positivo segnale di intraprendenza laddove il territorio offre meno alternative.”

In allegato il rapporto completo.

Ultima modifica: Venerdì 3 Marzo 2023
Lunedì 6 Febbraio 2023

Prezzi edili: oltre 5500 nuove quotazioni

Da oggi è disponibile, in formato digitale, il nuovo volume del Bollettino dei prezzi delle Opere Edili che da decenni rappresenta il punto di riferimento assoluto per edilizia ed impianti della provincia bergamasca.

Il listino, realizzato dalla Camera di commercio, con cadenza semestrale rileva i prezzi di più di 6.400 voci del mercato edili: materiali, manodopera, assistenze murarie, impianti tecnologici, contenimento energetico, sicurezza, tutela della salute e dell’igiene nei luoghi di lavoro.

Oggetto di continui miglioramenti, oggi si presenta rinnovato, con oltre 5500 nuovi prezzi e voci, tra nuovi capitoli, revisioni e nuove tipologie di lavori, come ad esempio per:

  • Le aggiornate opere in cartongesso, cementi decorativi e vetrocemento;
  • Le opere in pietra naturale.

Il bollettino è strumento di lavoro indispensabile per verificare e assicurare la congruità delle spese ( art. 119 c. 13 bis del DL Rilancio, e art. 1 del DL Antifrodi) dei bonus edilizi.

L’opera è frutto di un approfondito lavoro di revisione dei prezzi raccolti da 146 informatori, svolto da apposite Commissioni tecniche volute dalla Camera di commercio e costituite da 25 esperti designati dalle Associazioni di categoria, del mondo imprenditoriale e dagli Ordini professionali del territorio.

Il Bollettino dei prezzi delle opere edili della Camera di commercio si rivolge alle imprese edili e agli operatori nel mondo delle costruzioni quali ingegneri, architetti, geometri, periti industriali e avvocati, oltre alle Amministrazioni appaltanti quali Ministeri, Regioni, Comuni ed Enti Pubblici che devono redigere capitolati speciali d’appalto in quanto in esso sono contenute con esattezza e precisione le descrizioni di tutte le tipologie di materiali e lavori in ambito edile e i prezzi ufficiali necessari per un progetto edile.

Il servizio clienti segue le stazioni appaltanti in tutta la gestione della pratica: dall'ordine online all'emissione preventiva della fattura elettronica fino all'invio di tutta la documentazione necessaria (split payment, tracciabilità, durc).

La nuova edizione del Bollettino dei prezzi delle Opere Edili si presenta nella duplice veste di file specifici per redigere computi metrici e di pdf per una facile consultazione e scarico. Da fine febbraio pronta anche la pubblicazione cartacea.

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Ultima modifica: Venerdì 10 Febbraio 2023
Martedì 31 Gennaio 2023

A fine 2022 si torna a osservare la tendenza decennale di calo delle imprese attive dopo l’eccezione dovuta alla pandemia

Al 31 dicembre 2022 erano 92.594 le sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo, mentre le imprese attive raggiungevano un totale di 82.946, in calo di 1.766 unità rispetto a un anno prima (-2,1%).

Disaggregando il totale per settore economico, i servizi rappresentano il 39,2% delle imprese attive, seguiti da commercio (21,8%), costruzioni (20,3%), manifattura (12,6%) e agricoltura (5,9%). Rispetto alla fine del 2021 le imprese attive hanno registrato un calo in tutti i settori tranne i servizi, che sono rimasti costanti. Il commercio (con una variazione assoluta pari a -760 e una variazione tendenziale pari a -4,0%) ha accusato le perdite maggiori. A seguire le costruzioni (-683 pari a -3,9%), la manifattura (-312 pari a -2,9%) e l’agricoltura (-20 pari a -0,4%).

I dati di flusso mostrano un calo delle iscrizioni e delle cessazioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente: le iscrizioni sono 1.096 (-9,0%) e le cessazioni (includendo sia quelle d’ufficio che quelle non d’ufficio) sono 1.266 (-8,8%). Nello specifico, le cessazioni d’ufficio sono state solo 4, mentre le cessazioni non d’ufficio sono 1.262 (-4,5% su base annua). Il saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni complessive risulta negativo con -170 unità.

Sommando i quattro trimestri dell’anno, i flussi di iscrizioni e cessazioni non d’ufficio si stanno normalizzando rispetto alle anomalie indotte dalla pandemia che aveva visto, da un lato, il rimbalzo delle iscrizioni e, dall’altro, il congelamento delle cessazioni. Rispetto al 2021 le iscrizioni annuali hanno, infatti, avuto un calo (pari a -4,3%) mentre le cessazioni non d’ufficio sono cresciute (+4,9%).

Il tasso di natalità delle imprese registra nel trimestre il valore di 1,2% mentre il tasso di mortalità si attesta su 1,4%. Nel trimestre in esame la dinamica demografica provinciale è quindi negativa in quanto il tasso di mortalità risulta maggiore rispetto a quello di natalità. La somma dei due tassi restituisce poi il tasso di turnover lordo (2,6%), mentre la loro differenza corrisponde al tasso di turnover netto (-0,2%).

Il tasso di natalità è maggiore nei servizi (+0,9%), costruzioni (+0,9%), commercio (+0,8%), manifattura (+0,5%) e agricoltura (+0,5%). Il tasso di mortalità, invece, è minore in agricoltura (0,6%). I maggiori i tassi di mortalità si registrano nel commercio (1,6%), nella manifattura (1,4%), nei servizi (1,4%) e nelle costruzioni (1,3%).

In relazione alla natura giuridica, l’impresa individuale è la forma giuridica maggiormente diffusa tra le imprese attive, con un totale di 42.522 ricorrenze, pari al 51,3% delle imprese attive totali. A seguire le società di capitali (26.062 pari al 31,4%), le società di persone (12.564 pari a 15,1%) e le altre forme giuridiche (1.798 pari a 2,2%). Rispetto al 31 dicembre 2021 sono in crescita solamente le società di capitali, che registrano una variazione tendenziale del +3,0%. Sono, invece, in flessione le imprese individuali (-5,1%), le società di persone (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-1,3%).

Al 31 dicembre 2022 le imprese straniere attive erano 8.772, pari al 10,6% delle imprese attive totali. In relazione all’anno prima, registrano una variazione tendenziale pari a -8,0%. Le imprese femminili attive sono 17.217 (-0,7% su base annua) e rappresentano il 20,8% delle imprese attive totali. Le imprese giovanili attive sono 7.423 (-2,5% su base annua) e rappresentano l’8,9% delle imprese attive totali.

Alla fine del 2022 le imprese artigiane registrate erano 28.952. Le imprese artigiane attive erano, invece, 28.876 e riportano, in relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, un calo di 1.161 posizioni e una variazione tendenziale pari a -3,9%.

Le iscrizioni artigiane nel trimestre sono state 345 (-15,2% su base annua), mentre le cessazioni complessive, d’ufficio e non d’ufficio, sono state 416 (-13,5% su base annua). Il saldo complessivo risulta negativo con -71 unità (-74 nel corrispondente periodo del 2021).

L’analisi per settore economico mostra che il numero maggiore di imprese artigiane attive si concentra nell’ambito delle costruzioni (12.731 pari al 44,1% delle imprese attive totali), dei servizi (8.245 pari al 28,6%), della manifattura (6.249 pari a 21,6%) e del commercio (1.522 pari al 5,3%).  In relazione allo stesso trimestre dell’anno scorso, tutti i settori registrano un calo delle imprese artigiane attive, fatta eccezione per l’agricoltura, che presenta una variazione nulla. Le costruzioni (-715 pari a -5,3% su base annua) presentano il calo maggiore. A seguire la manifattura (-294 pari a -4,5% su base annua), il commercio (-30 pari a -1,9%) e i servizi (-124 pari a -1,5%).

Analizzando la forma giuridica, invece, il 73,3% delle imprese artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,3%), le società di capitali (11,3%), i consorzi (0,04%) e le cooperative (0,01%). Le società di capitali hanno registrato una variazione tendenziale positiva, pari a 4,5%, rispetto all’anno precedente; le imprese individuali, le società di persone, le cooperative e i consorzi presentano invece una variazione negativa, mentre le altre forme giuridiche registrano una variazione nulla.

Tornando al complesso delle imprese, nel quarto trimestre 2022 le procedure concorsuali, gli scioglimenti e le liquidazioni sono state complessivamente 504.

Le 106.965 localizzazioni attive tra sedi e unità locali, diminuite rispetto a un anno fa (-1.448), impiegano 415.690 addetti (di cui 348.209 dipendenti e 67.481 indipendenti). Questo dato è riferito alla fine del terzo trimestre 2022 e va interpretato con cautela essendo di origine amministrativa. Si riscontrerebbero rispetto al terzo trimestre 2021 incrementi di addetti nelle localizzazioni attive dei servizi (+9.010), delle costruzioni (+1.290), della manifattura (+3.195), dell’agricoltura (+188) e del commercio (+101).

Ultima modifica: Lunedì 27 Marzo 2023
Martedì 17 Gennaio 2023

L’industria orobica avanti sulla sostenibilità, negli altri settori la strada è ancora lunga ma la consapevolezza diffusa

È l’industria orobica il settore con la maggiore sensibilità verso la sostenibilità: l’86% del campione intervistato giudica questo tema molto o abbastanza importante, piazzandosi in testa non solo agli altri settori economici ma anche all’industria in Lombardia (83%). Significativa è comunque la percentuale di risposte dell’artigianato manifatturiero (72%), caratterizzato da dimensioni più piccole, oltre che del commercio al dettaglio (78%) e degli altri servizi (80%).

Le imprese bergamasche sono più avanti nell’implementazione di misure a favore della sostenibilità ambientale, soprattutto nell’industria dove il 78% dichiara di aver adottato o programmato azioni per ridurre l’impatto delle proprie attività. Seguono i servizi, dove tale percentuale si attesta al 63%, mentre valori inferiori, ma comunque superiori al 50%, si registrano nell’artigianato e nel commercio al dettaglio.

Per quanto riguarda invece la sostenibilità sociale, il 61% delle imprese industriali bergamasche ha intrapreso azioni per il miglioramento dell’impatto delle proprie attività, a fronte del 55% in Lombardia. Industria ancora in testa, quindi, perché il commercio al dettaglio è al 55%, i servizi al 48%, mentre le imprese artigiane mostrano una bassa propensione verso questo ambito, con solo il 28% che dichiara di avere messo in cantiere delle misure, dato inferiore alla media regionale.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Le imprese stanno dimostrando consapevolezza e coinvolgimento in tema di sostenibilità. Le imprese di maggiori dimensioni sono quelle più ricettive e strutturate per rispondere a questa esigenza. La Camera di commercio ha avviato il Laboratorio ESG (Environmental, Social Governance) per accompagnare soprattutto le Pmi e le filiere nella transizione sostenibile. Essa stessa redige già da due anni il Bilancio di Sostenibilità, ma anche chi non elabora questo documento formale ha spesso intrapreso azioni o dimostra sensibilità alle possibili declinazioni di questo impegno”.

Ultima modifica: Giovedì 3 Agosto 2023
Lunedì 12 Dicembre 2022

Nel terzo trimestre le esportazioni bergamasche crescono anche per l’effetto prezzi

Il valore delle esportazioni bergamasche nel terzo trimestre dell’anno totalizza 4.855 milioni di euro, che è del 14,4% superiore rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, contro variazioni del +18,5% per la Lombardia e del +20,6% per l’Italia. È proprio della Lombardia il contributo più ampio alla crescita su base annua dell’export nazionale. Le esportazioni bergamasche continuano a registrare una dinamica congiunturale positiva, ma in attenuazione nel confronto con il trimestre precedente.

Le importazioni sono state pari a 3.641 milioni, crescendo tendenzialmente del 31,0%, contro il +26,2% della Lombardia e il +44,8% dell’Italia. Con ciò, il saldo trimestrale della bilancia commerciale per Bergamo è positivo per 1.214 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso.

Le variazioni tendenziali degli otto settori trainanti dell’export provinciale sono tutte positive: macchinari (1.313 milioni, +8,4%), prodotti chimici (755 milioni, +18,0%), metalli di base (670 milioni, +25,0%), gomma e materie plastiche (476 milioni, +14,7%), mezzi di trasporto (467 milioni, +18,8%), apparecchi elettrici (326 milioni, +12,3%), tessile e abbigliamento (268 milioni, +3,1%) e alimentari (278 milioni, +12,7%).

Anche per area geografica di destinazione le variazioni tendenziali del terzo trimestre sono tutte positive, salvo Africa settentrionale (-0,1%), Altri paesi africani (-8,4%) e Asia centrale (-7,5%).

Rispetto al corrispondente trimestre del 2021, sono tutte in aumento pure le variazioni delle esportazioni verso i primi 10 paesi per interscambio commerciale con Bergamo: Germania (+20,2%), Francia (+11,9%), Stati Uniti (+36,3%), Spagna (+5,8%), Regno Unito (+13,4%), Polonia (+16,1%), Svizzera (+22,5%), Cina (+9,3%), Paesi Bassi (+6,8%) e Austria (+14,6%).

Se l’analisi provinciale mostra performance positive per quasi tutte le ripartizioni italiane, Bergamo si distingue per il suo contributo positivo particolarmente elevato, comparendo al nono posto dopo Milano, Ascoli Piceno, Siracusa, Torino, Brescia, Cagliari, Vicenza e Modena.

Considerando i primi nove mesi dell’anno, la provincia di Bergamo mantiene il quinto posto nella classifica italiana per valore esportato, dopo Milano, Torino, Vicenza e Brescia e contribuisce per il 3,2% al totale nazionale del periodo.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Il terzo trimestre dell’anno ci presenta dati ancora molto positivi. Dobbiamo tuttavia rimarcare che la variazione del trimestre è inferiore a quella cumulata, segnale di smorzamento della crescita, e che la dinamica positiva è fortemente condizionata dai rialzi dei prezzi diffusi a quasi tutti i settori merceologici”.

Ultima modifica: Giovedì 22 Dicembre 2022
Venerdì 2 Dicembre 2022

Esportazioni agroalimentari in su con l’aiuto dei prezzi. Cala la produzione di Grana Padano, salgono le consegne di latte

Secondo lo studio sulla congiuntura agricola in Lombardia, condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia e presentato oggi a Cremona, l’agroalimentare lombardo mostra nel primo semestre 2022 un generale andamento negativo. Tale risultato si spiega con l’aumento eccezionale del costo dei mezzi di produzione - soprattutto mangimi, fertilizzanti e prodotti energetici - dovuto principalmente al conflitto Russia-Ucraina e alla crisi dell’energia. Oltre a ciò, le imprese agricole lombarde hanno sofferto per la scarsità delle precipitazioni nei primi mesi dell’anno e per la siccità dei mesi estivi.

Fanno eccezione con risultati positivi il vitivinicolo, la coltivazione degli ortaggi e il florovivaistico. Il rialzo dei prezzi agricoli determina la crescita del valore delle esportazioni agroalimentari e dell’indice sintetico di fatturato cumulato regionale. A livello nazionale, a fronte di una crescita positiva del Pil nel primo semestre, il valore aggiunto dell’agricoltura è in calo.

Per quanto riguarda l’agro-alimentare a Bergamo, la situazione si può stimare sulla base dei dati disponibili a livello provinciale, che si riferiscono alle esportazioni, alla produzione lattiero-casearia, alla demografia di impresa e all’occupazione. A ciò si aggiungono le risultanze della rilevazione congiunturale trimestrale della Camera di commercio, nella quale l’industria alimentare risulta essere cresciuta moderatamente per produzione e fatturato con un andamento positivo degli ordini interni ed esteri.

Le esportazioni agroalimentari, che rappresentano il 6% delle esportazioni complessive bergamasche del primo semestre dell’anno, valgono 604.332 milioni di euro, confermando Bergamo come seconda provincia esportatrice dell’agroalimentare lombardo dopo Milano. Il primo semestre 2022 registra un aumento (+11,8%) rispetto allo stesso periodo dell’anno 2021, frutto della spiccata crescita dell’industria alimentare e delle bevande (+13,6%) e del lieve incremento registrato dal settore primario (+0,1%). A livello regionale le esportazioni agroalimentari hanno registrato un incremento del 18,8%, superando la crescita nazionale del 16,7%.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “Lo studio congiunturale sull’agricoltura lombarda del primo semestre fa emergere segni di sofferenza del comparto agroalimentare. A pesare sulla situazione è la tendenza, iniziata già l’anno scorso, all’aumento eccezionale dei costi di produzione, specialmente quelli legati all’energia e al carburante, che erode la redditività delle imprese. Quanto ai costi alle materie prime e dell’energia, il quadro rimane preoccupante, sebbene gli aumenti si stiano stemperando rispetto ai picchi.”

Ultima modifica: Giovedì 5 Gennaio 2023