Informazione economica

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Mercoledì 15 Maggio 2019

Primo trimestre in frenata per la produzione manifatturiera

I primi tre mesi del 2019 delineano un rallentamento per la produzione manifatturiera nella provincia di Bergamo: la variazione su base annua è infatti pari al +0,2% per le imprese industriali con almeno 10 addetti, mentre risulta ancora significativa per quelle artigiane con almeno 3 addetti (+2,7%); per entrambe si tratta comunque di una crescita meno intensa sia rispetto a quella dello scorso trimestre sia rispetto alla media del 2018. Se i livelli produttivi rimangono ancora superiori a quelli di un anno fa, le variazioni rispetto allo scorso trimestre, al netto degli effetti stagionali, evidenziano invece un segno negativo, che in questo caso risulta più marcato per l’artigianato
(-0,7%) rispetto all’industria (-0,3%).

L’industria bergamasca evidenzia un andamento meno brillante rispetto alla Lombardia, che su base annua cresce a ritmi superiori (+0,9%) e che conserva una variazione positiva anche rispetto al quarto trimestre 2018 (+0,4%). L’indice della produzione provinciale scende così a quota 107,9, mantenendo comunque un guadagno di 11 punti rispetto al minimo di inizio 2013, raggiunto in seguito alla crisi dei debiti sovrani.

Tra i settori maggiormente rappresentativi si segnalano i contributi positivi della meccanica e della chimica, mentre risultano in calo il tessile e la gomma-plastica.

Si mantiene più positiva la dinamica del fatturato, che registra un incremento significativo su base annua (+2%), sebbene in decelerazione rispetto al 2018, e che cresce anche nel confronto con il trimestre precedente (+0,4%).

Segnali negativi giungono in relazione agli ordini, dove quelli provenienti dal mercato interno evidenziano un calo su base annua (-0,4%), dopo essere cresciuti per tutto il 2018, mentre gli ordinativi dall’estero mantengono una variazione positiva (+1,5%), ma significativamente inferiore a quelle registrate nell’ultimo biennio.

Nonostante il rallentamento produttivo, prosegue la tendenza positiva dell’occupazione delle imprese industriali, con un saldo positivo tra ingressi e uscite pari al +0,4%.

Le aspettative degli imprenditori confermano il deterioramento del clima di fiducia, mostrando saldi tra previsioni di crescita e di diminuzione in peggioramento per tutte le variabili.

L’artigianato in provincia di Bergamo conferma una performance produttiva migliore su base annua rispetto al dato lombardo, che registra un calo del -0,3%, ma tale risultato è frutto della maggiore crescita dei trimestri scorsi, mentre su base trimestrale la variazione negativa è allineata a quella regionale (-0,5%). L’indice della produzione artigiana provinciale scende quindi a 102,6, sostanzialmente in linea con i valori precedenti alla crisi dei debiti sovrani, non ancora recuperati a livello regionale. Non rallenta invece il fatturato, che registra una crescita significativa (+6,1% su base annua), e anche gli ordini interni mantengono una variazione positiva (+2,6%); diminuiscono gli ordini esteri (-0,5%), che rappresentano però una quota marginale sul fatturato complessivo. Il saldo occupazionale risulta leggermente positivo (+0,1%), ma al netto degli effetti stagionali si conferma la tendenza declinante del 2018. Il quadro congiunturale dell’artigianato è quindi caratterizzato da luci e ombre, che si riflettono in un andamento incerto delle aspettative: peggiorano quelle su domanda estera e interna, mentre sembrano stabilizzarsi quelle sulla produzione; migliorano infine le previsioni occupazionali.

Dopo un 2018 negativo, prosegue il calo di fatturato nel commercio al dettaglio (-0,7% su base annua), anche se il risultato negativo del trimestre potrebbe essere stato influenzato dalla cadenza della Pasqua; le aspettative degli imprenditori, a differenza degli altri comparti, risultano in miglioramento.

Il recente rallentamento congiunturale non sembra invece riguardare i servizi, che proseguono la tendenza positiva degli ultimi anni: il fatturato cresce infatti del +2,5% su base annua, anche se dalle aspettative emerge qualche elemento di preoccupazione.

I dati del 1° trimestre 2019 sono in frenata, – commenta il presidente della Camera di commercio di Bergamo Paolo Malvestiti. La produzione industriale e artigiana rispetto al trimestre precedente si colloca in territorio negativo. Nel momento in cui il commercio internazionale diventa più problematico, le caratteristiche dell’economia lombarda fortemente internazionalizzata, che finora hanno costituito una virtù, rischiano di diventare un freno. Volgendo lo sguardo al futuro, possiamo quanto meno attenderci un miglioramento nella seconda parte dell’anno, se – come pare – la fase più negativa del commercio internazionale può ritenersi alle spalle. Ci sono diversi fattori che sostengono questa visione positiva, come le buone prestazioni dell’economia statunitense, la politica di sostegno della domanda attuata dalla Cina, il fatto che in Germania i problemi del mercato automobilistico sono in fase di ridimensionamento. Non vanno peraltro dimenticate alcune variabili politico-economiche internazionali che ancora possono agire in senso opposto.

Ultima modifica: Giovedì 14 Luglio 2022
Lunedì 6 Maggio 2019

Andamento delle iscrizioni all'anagrafe camerale - primo trimestre 2019

Il primo trimestre 2019 si chiude con 94.407 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (84.276) è in calo tendenziale (-610 posizioni pari al -0,7% su base annua) da due anni a questa parte. Nel periodo considerato si sono avute 1.862 nuove iscrizioni (+2,6% su base annua) e 2.549 cessazioni +17.8%), con un saldo negativo di -687 unità (-349 nel corrispondente periodo del 2018). Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+2,3%). Diminuiscono le società di persona (-2,4%), le imprese individuali (-1,8%) e le altre forme giuridiche (-0,5%), in prevalenza cooperative.

Il settore artigiano, con 30.252 imprese a fine marzo 2019, registra una riduzione del -1,5% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di -459 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le iscrizioni (766) aumentano del 2,3% su base annua, ma sono più che controbilanciate dalle cessazioni (-985) che sono cresciute del 4,1%. Anche per questo trimestre si registra quindi un saldo negativo tra iscritte e cessate: -219 unità, contro le -197 del primo trimestre dell’anno precedente.

Tra i settori produttivi, la contrazione delle imprese attive, rispetto a un anno fa riguarda il commercio all’ingrosso e al dettaglio e le riparazioni (-377, pari al -1,9%), l’edilizia (-273, in prevalenza tra gli artigiani, pari al -1,5%), le attività manifatturiere (-166 pari al -1,3%, con un saldo negativo dell’artigianato di -169, pari al -2,4%), l’agricoltura (-66 pari al -1,3%), il trasporto e magazzinaggio (-47 pari al -2,2%, con saldo negativo ancor più marcato nell’artigianato), le attività di servizi di alloggio e di ristorazione (-33 pari a 0,6%).

Aumentano le imprese attive nei comparti: +111 (+3,1%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +97 (+3,5%) nei servizi di supporto alle imprese, +80 (+1,3%) nelle attività immobiliari, +33 (+3,2%) nei servizi di intrattenimento, +32 (+0.7%) nelle altre attività dei servizi alle persone, +20 (+3,4%) nella sanità e assistenza sociale.

Lo spaccato per genere, età e nazionalità delle posizioni attive, evidenzia su base annua una lieve una flessione (-3,8%) delle imprese giovanili. Pressoché invariate le imprese femminili (‑0,2%) e le imprese straniere (+0,3%). In aumento le procedure concorsuali di fallimento, scioglimento e messa in liquidazione: 503 nel primo trimestre del 2019, in confronto alle 388 del corrispondente trimestre del 2018.

Le oltre 107 mila unità locali delle imprese attive, pressoché invariate rispetto a un anno fa, impiegano 385.497 addetti. Rispetto allo stesso periodo del 2018 si registrerebbe pertanto un incremento di quasi tredicimila (12.691) addetti, con una variazione positiva del +3,3%. Incrementi rilevanti si riscontrano nelle attività manifatturiere (+3.882), nei servizi di alloggio e ristorazione (+2.582), nel trasporto e magazzinaggio (+1829), nelle costruzioni (+839), nelle attività finanziarie e assicurative (+637) e nella sanità e assistenza sociale (+537). Nessuna perdita di addetti su base annua in nessun comparto.

Ultima modifica: Mercoledì 29 Maggio 2019
Venerdì 29 Marzo 2019

Forze lavoro 2018 in provincia di Bergamo

Le forze lavoro, persone occupate o attivamente in cerca di lavoro residenti in provincia di Bergamo, superano nella media del 2018 il mezzo milione (503 mila) e determinano un ulteriore innalzamento del tasso di attività (69,1%) nella fascia di età 15-64 anni. Gli occupati sono 479 mila per un tasso di occupazione del 65,7% tra i 15 e i 64 anni di età, in costante progresso negli ultimi quattro anni.

Dopo un quinquennio di variazioni negative le persone in cerca di occupazione tornano a crescere e raggiungono le 24 mila unità: il tasso di disoccupazione, cioè la loro incidenza sulle forze lavoro, sale al 4,9%, rimanendo comunque sotto i livelli che hanno caratterizzato il periodo 2012-2016. Parallelamente, nel 2018 è anche aumentata la disoccupazione giovanile: al 16,2% dei giovani attivi tra 15 e 24 anni e al 12% dei giovani attivi da 18 a 29 anni.

Dopo tre anni di stabilità, il tasso di attività femminile di Bergamo è cresciuto al 58,2%, restando comunque quasi sei punti al di sotto di quello medio lombardo; cresce anche il tasso di attività maschile che si porta al 79,6%: rimane di conseguenza ampio il divario di genere. Prosegue il trend positivo del tasso di occupazione femminile, che segna un nuovo massimo storico al 54,8%, anche se sempre distante dal livello medio regionale (59,6%). Il tasso di occupazione maschile recupera oltre 6 punti sul livello minimo del 2014 e si porta al 76,3%, al di sopra dei livelli medi nazionale e regionale.

In aumento invece la disoccupazione sia tra i maschi (4,1%) che tra le femmine (5,9%), ma a livelli nettamente inferiori ai tassi di Italia e Lombardia.

Questi dati medi annuali sono più lenti a recepire gli ultimi mutamenti dell’economia, – commenta il presidente Malvestitituttavia è già possibile leggere anche nelle dinamiche del mercato del lavoro i segnali di rallentamento del ciclo economico che abbiamo notato nell’ultima analisi congiunturale e in quella del commercio con l’estero.”

Riguardo l’occupazione per posizione lavorativa, continua la crescita del lavoro dipendente, giunto a 384 mila lavoratori nel 2018 dopo il minimo di 351 mila nel 2014. Si assiste invece a un calo del lavoro indipendente che scende nuovamente al minimo del 2015 di 95 mila occupati (erano 105 mila del 2007).

L’area degli inattivi in età lavorativa si riduce a Bergamo passando dalle 228 mila alle 222 mila unità.

Ultima modifica: Lunedì 20 Maggio 2019
Venerdì 15 Marzo 2019

Crescita rallentata per le esportazioni bergamasche nell’anno 2018 rispetto al forte incremento del 2017

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel quarto trimestre dell’anno ha raggiunto i 4.134 milioni di Euro (+1,6% su base annua contro variazioni del +3% in Italia e del +5,5% in Lombardia).

Nei quattro trimestri dell’anno le esportazioni assommano a 16.065 milioni con un incremento del 3,9% rispetto al 2017, contro variazioni del +3,1% in Italia e del +5,2% in Lombardia.

Le importazioni sono state pari nel trimestre a 2.432 milioni (+5% tendenziale contro 7,5% in Italia e 4,9% in Lombardia) per un valore cumulato da inizio anno di 9.674 milioni, +6,8% su base annua, contro variazioni del +5,6% a livello nazionale e +6,7% in regione.

Il saldo complessivo annuo 2018 della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 6.391 milioni, leggermente inferiore al saldo dell’anno scorso (6.406 milioni) per via della maggiore crescita dell’import rispetto all’export.

Prosegue la fase di crescita delle esportazioni bergamasche – commenta il presidente Paolo Malvestiti – sebbene il 2018 evidenzi un rallentamento rispetto al forte incremento che aveva caratterizzato il 2017 (+6,9%). In uno scenario globale non semplice il profilo delle variazioni trimestrali nel corso dell’anno conferma l’ipotesi di una progressiva decelerazione avendo registrato incrementi del 6% circa nei primi sei mesi e del +1,6% nella seconda parte del 2018.”

Tra i settori più importanti dell’export provinciale si nota una lieve ripresa tendenziale dei macchinari nel quarto trimestre 2018 (1.102 milioni, +0,7%) con la dinamica complessiva dell’anno ampiamente positiva (4.171 milioni, +3,8%).

I metalli e prodotti in metallo crescono del +12,1% nel trimestre e del +12,7% nell’anno. I prodotti chimici sono in flessione tendenziale del -1,5% contro un +1,2 sui quattro trimestri del 2018. Buoni risultati per alimentari e bevande, elettronici e prodotti di altre attività manifatturiere. Flussi in uscita più che dimezzati per i farmaceutici.

L’export di Bergamo per area geografica di destinazione registra una sostanziale stabilità nel quarto trimestre verso l’area UE (+0,5%) e parimenti verso l’Eurozona (+0,7%), con un recupero invece dei mercati Extra UE (+3,4%) grazie ai risultati importanti di Africa, America settentrionale e Asia centrale.

I dati cumulati dell’anno registrano una situazione opposta, con una crescita più intensa verso il mercato comune UE (+5,1%) rispetto ai flussi extra-UE (+1,8%). Il rallentamento intervenuto in corso d’anno ha riguardato quindi in particolare i 28 paesi dell’Unione Europea.

Ultima modifica: Lunedì 20 Maggio 2019
Giovedì 7 Marzo 2019

Stabili nel 2018 le imprese femminili in provincia di Bergamo

In base alle norme italiane il grado di partecipazione femminile nell’impresa è misurato in funzione della natura giuridica, della quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e della percentuale di donne tra gli amministratori, titolari o soci. Sono femminili le imprese in cui percentuale di partecipazione femminile è superiore al 50%.

In provincia di Bergamo a fine 2018 le imprese femminili erano 18.781, pari al 20,0% delle imprese registrate, una quota pressoché invariata rispetto all'anno precedente. A livello regionale, su un totale di 179.399 imprese, Bergamo si colloca al 3° posto dopo Milano e Brescia. In provincia di Bergamo le imprese femminili sono diffuse soprattutto nel settore nelle attività di confezioni, nella ristorazione e nelle attività di alloggio, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, nelle attività dei servizi d’informazione e d’informatica.

La forma giuridica d'impresa più diffusa è quella individuale, circa sei su dieci imprese femminili. Le imprese femminili giovanili bergamasche sono il 13,3% delle imprese femminili registrate. Si considerano giovani le imprese il controllo o la proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni. Le imprese femminili con presenza maggioritaria di cittadini stranieri a Bergamo rappresentano l’11,7% del totale delle imprese femminili.

 

Ultima modifica: Lunedì 20 Maggio 2019
Martedì 12 Febbraio 2019

Cresce la produzione nel 2018: +2,7% l’industria e +3,1% l’artigianato

La produzione industriale ha segnato una significativa ripresa, parallelamente ad altre variabili osservate e anche nell’artigianato il dato è molto confortante afferma il presidente Malvestiti commentando i risultati della congiuntura economica in provincia di Bergamo nel 4° trimestre 2018. “Non può sfuggirci tuttavia la generale decelerazione del ciclo economico, la debolezza del commercio e il deterioramento delle aspettative degli imprenditori per i primi tre mesi del 2019 su tutte le principali variabili: produzione, domanda interna ed estera, occupazione.

Il 2018 si chiude in positivo per la manifattura bergamasca: il quarto trimestre registra, rispetto al trimestre precedente, un incremento del +1,2% per l’industria e del +2,2% per l’artigianato. Il segno positivo degli ultimi tre mesi consente al 2018 di archiviare una crescita media significativa sia per l’industria (+2,7%) sia per l’artigianato (+3,1%), proseguendo il trend positivo che ha caratterizzato gli ultimi anni.

 

 

Ultima modifica: Lunedì 20 Maggio 2019
Venerdì 1 Febbraio 2019

Sempre più imprenditori scelgono di rischiare solo sul capitale sociale

Il quarto trimestre 2018 si chiude con 95.085 imprese registrate in provincia di Bergamo. Lo stock delle imprese attive (84.640) è in calo tendenziale (-429 posizioni pari al -0,5% su base annua) da due anni a questa parte.

Nel periodo considerato si è avuto un saldo negativo di -299 unità (-356 nel corrispondente periodo del 2017). Le imprese attive aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+2,7%). Diminuiscono le società di persona (-2,2%), le imprese individuali (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-0,6%), in prevalenza cooperative.

Il settore artigiano, con 30.471 imprese a fine settembre 2018, registra una riduzione del -1,5% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni attive registra una riduzione di -451 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le iscrizioni (325) calano del -17,5% su base annua. Le cessazioni (-550) aumentano del 1,1%. Anche per questo trimestre si registra un saldo negativo tra iscritte e cessate: -225 unità, contro le -150 del quarto trimestre dell'anno precedente.

Aumentano le imprese attive nei comparti: +122 (+3,4%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +103 (+3,8%) nei servizi di supporto alle imprese, +59 (+1,4%) nelle altre attività dei servizi alle persone, +50 (+0,8%) nelle attività immobiliari, +40 (+2,0%) nei servizi di informazione e comunicazione, +29 (+5,0%) nella sanità e assistenza sociale, +28 (+2,7%) nei servizi di intrattenimento, +13 (+3,2%) nell'istruzione, +5 (+0,2%) nelle attività finanziarie e assicurative.

Ultima modifica: Venerdì 10 Maggio 2019
Lunedì 14 Gennaio 2019

Dinamica più incerta nel mercato del lavoro in Lombardia

Al di là delle fluttuazioni trimestrali durante il 2018, emerge un progressivo rallentamento della crescita iniziata nel 2013. Prosegue il riassorbimento della disoccupazione, con il tasso che in un anno passa dal 6,3% al 5,4%: in questo trimestre la diminuzione sembra ascrivibile non solo alla crescita dell’occupazione ma anche a una minore partecipazione al mercato del lavoro. Più che dimezzate rispetto all’anno precedente le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni che scende così per la prima volta sotto i livelli del 2008, per effetto della prolungata fase di ripresa ma anche delle restrizioni poste dal legislatore nell’utilizzo dello strumento.

Rispetto a 10 anni fa il numero di lavoratori è aumentato (+1,9%): sono stati quindi pienamente recuperati i livelli occupazionali pre-crisi. Il tasso di occupazione invece è lievemente inferiore poiché la crescita degli occupati si è accompagnata a quella della popolazione in età lavorativa.

La crescita della base occupazionale lombarda rallenta in particolare nei Servizi. L’industria cresce per il secondo trimestre consecutivo, mentre le costruzioni continuano a registrare variazioni negative. Rispetto al 2008 i servizi hanno però registrato una significativa espansione del +9,4%, mentre l’industria non è ancora riuscita a recuperare pienamente (-2,2%); la recessione sembra aver causato perdite difficilmente recuperabili nell’edilizia, che in dieci anni ha lasciato sul campo oltre un terzo degli occupati.

Analizzando l’occupazione per genere, le donne, impiegate soprattutto nei servizi, risentono maggiormente del rallentamento rispetto agli uomini, che proseguono la crescita. Si allarga quindi il divario di genere, che negli anni della crisi si era ridotto grazie alla maggiore propensione delle donne a cercare lavoro. In Lombardia il tasso di occupazione femminile è comunque superiore di quasi 9 punti rispetto al valore nazionale (49,4%).

Inoltre, in dieci anni il peso della fascia più matura di lavoratori (55 anni e oltre) sullo stock occupazionale lombardo si è ampliato dal 10,7% al 19,1%. Parallelamente la quota giovanile (15-34 anni) si è ridotta dal 31,4% al 23%.

Il maggior contributo alla crescita occupazionale proviene, anche per il terzo trimestre 2018, dai dipendenti a termine (+7,3%): l’incidenza di questa tipologia di lavoratori ha raggiunto ormai il 10% del totale (era il 7,6% nel 2008).

Ultima modifica: Venerdì 10 Maggio 2019
Giovedì 27 Dicembre 2018

Congiuntura secondo trimestre 2018 consolida trend positivo della produzione industriale bergamasca

Dopo un apparente stallo nei primi tre mesi del 2018, la produzione industriale a Bergamo è cresciuta nel secondo trimestre (+1,5%) portando l’indice a quattro punti di distanza dal massimo storico toccato nel lontano 2007 e consolidando un trend positivo che si è intensificato negli ultimi due anni e mezzo. La variazione su base annua segna ancora un robusto +5%.

La dinamica provinciale va relativizzata e inquadrata nel contesto di una decelerazione che si registra con più evidenza a livello regionale così come in Italia e nell’intera Eurozona. In specifico, nell’intera Lombardia la variazione congiunturale (+0,3%) è in rallentamento per il terzo trimestre consecutivo, pur mantenendosi ben al di sopra (+3,9%) dell’anno precedente.

Le previsioni sul successivo trimestre estivo sono caute ma ribadiscono l’attesa di un rallentamento della domanda internazionale.

Gli indicatori dell’artigianato manifatturiero bergamasco sono sensibilmente migliori della media regionale (la produzione segna +1,6% nel trimestre, +3,8% su base annua) e confermano una dinamica brillante della produzione, meno soddisfacente invece quanto a fatturato e occupazione.

Segnali meno positivi (e non sempre coerenti a causa di una copertura campionaria limitata) provengono dall’andamento del commercio e quindi dei consumi.

L’indagine sul volume d’affari del commercio al dettaglio a Bergamo registra una dinamica piatta delle vendite in provincia (+0,2% nel trimestre e su base annua) ma il dato regionale indica, per il terzo trimestre consecutivo, una flessione tendenziale (-1,4%) generalizzata a tutti i canali della distribuzione.

Nei servizi diversi dal commercio al dettaglio il quadro congiunturale è positivo anche se la dinamica di Bergamo è stabilmente inferiore al dato medio regionale. Nel complesso il volume d’affari cresce di un modesto +0,2% (+1% il dato regionale) sul trimestre e del +1,4% su base annua, contro un valore doppio della Lombardia.

Nell’edilizia si rafforzano i dati positivi con una marcato crescita tendenziale a livello regionale (+6,4%) e un risultato provinciale probabilmente ancora più consistente.

Ultima modifica: Mercoledì 15 Maggio 2019
Mercoledì 12 Dicembre 2018

Interscambio commerciale con l’estero della provincia di Bergamo, terzo trimestre 2018

Il valore delle esportazioni di Bergamo nel terzo trimestre dell’anno ha raggiunto i 3.762 milioni (+1,6% su base annua contro variazioni del +2,7% in Italia e del +4,1% in Lombardia). Nei primi tre trimestri dell’anno le esportazioni assommano a 11.931 milioni con un incremento tendenziale del 4,7%, contro variazioni del 3,1% in Italia e del 5,1% in Lombardia. Le importazioni sono state pari nel trimestre a 2.319 milioni (+7,8% tendenziale di poco superiore alle medie di riferimento) per un valore cumulato da inizio anno di 7.242 milioni, +7,4% su base annua, contro variazioni del +5% a livello nazionale e +7,3% in regione. Il saldo complessivo tra gennaio e settembre 2018 della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 4.689 milioni poco al di sopra del saldo (4.652) nel corrispondente periodo dell’anno scorso.

Per quanto riguarda i contributi più rilevanti alla variazione complessiva dell’export nei primi nove mesi dell’anno di Bergamo si distinguono l’export in area Euro di metalli di base e prodotti in metallo (+1,03 punti), macchinari (+0,98) e articoli in gomma e plastica (+0,58); i mezzi di trasporto destinati a paesi UE non Euro (+0,48) e in area Euro (+0,38) e i macchinari in Nord America (+0,36) e in Medio Oriente (+0,31). Sottraggono punti alla crescita le esportazioni di farmaceutici nel Nord America (-0,74) e i macchinari destinati all’Asia orientale (-0,42) e ai paesi europei non appartenenti alla UE (-0,31).

Ultima modifica: Venerdì 10 Maggio 2019