Martedì 3 Dicembre 2024
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Cresce l’occupazione nelle posizioni di lavoro autonomo. I laureati sono solo il 15% degli occupati, contro una media lombarda del 24%
Secondo le medie calcolate da Istat per la provincia di Bergamo riferite all’anno 2023, le forze di lavoro, cioè la somma delle persone occupate e di quelle disoccupate, ovvero quelle attivamente in cerca di lavoro, superano il mezzo milione (505,7 mila), in lieve calo rispetto all’anno precedente. Questo si deve ai disoccupati, che sono calati rispetto al 2022, riportando il valore inferiore degli ultimi cinque anni, mentre gli occupati, pari a 491 mila unità, sono aumentati.
D’altro canto, la platea delle non forze di lavoro, ovvero gli inattivi di 15 anni o più, sale a 445,6 mila unità, riportando una crescita di 4,9 mila unità rispetto all’anno precedente, che era il valore più basso del quinquennio. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono invece 214 mila e tra questi tre su cinque sono donne. La popolazione in età lavorativa, data dalla somma di forze di lavoro e inattivi, sale a 951,3 mila unità, con 4,8 mila unità in più. Tale crescita si spiega soprattutto con l’aumento degli inattivi, a cui potrebbe avere contribuito la popolazione residente in età lavorativa, cresciuta di 6 mila unità rispetto al 2022.
Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni, ovvero il rapporto tra occupati e popolazione attiva, sale lievemente registrando un 67,8%, dato inferiore rispetto a quello regionale, come negli ultimi cinque anni. All’interno della stessa fascia anagrafica, il tasso di occupazione maschile risulta pari a 77,7%, di poco superiore rispetto allo scorso anno, mentre il tasso di occupazione femminile registra il 57,4%, in lieve calo rispetto all’anno 2022.
La diminuzione dei disoccupati determina un calo del tasso di disoccupazione, ovvero il rapporto tra i disoccupati e le forze di lavoro. Il tasso calcolato sulla fascia d’età tra i 15 e i 74 anni è sceso infatti dal 3,4% del 2022 al 2,9% del 2023, confermandosi su livelli nettamente inferiori sia rispetto alla Lombardia (4,0%) che rispetto all’Italia (7,7%). A determinare il calo del tasso di disoccupazione è la componente femminile, calata di -1,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni è calato al 12,6%, riportando una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente, mentre è aumentato a 2,8% il tasso riferito alla fascia di età tra 25 e 34 anni.
Il tasso di attività, ovvero il rapporto tra le forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento, cala lievemente a 69,8% nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni. Alla diminuzione del tasso di attività contribuisce principalmente la componente femminile (-1 punto percentuale rispetto all’anno precedente), mentre quella maschile registra un aumento contenuto (+0,7 punti percentuali rispetto al 2022).
Rispetto alla suddivisione per genere, il tasso di attività maschile bergamasco (79,6%) supera di poco quello lombardo (79,2%), rimanendo ampiamente al di sopra rispetto all’Italia (75,7%). Il tasso di attività femminile provinciale (59,7%) supera quello italiano (57,7%) ma risulta sensibilmente inferiore a quello lombardo (65,1%), come del resto è accaduto negli ultimi cinque anni.
Il tasso di inattività, ovvero il rapporto tra gli inattivi e la corrispondente popolazione di riferimento, si attesta a 30,2% nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni, e, pur essendo in lieve aumento sull’anno precedente, rimane inferiore rispetto agli anni della pandemia. Il dato provinciale è superiore a quello regionale (27,8%) ma inferiore a quello nazionale (33,3%). Interessante scomporlo per genere e notare che il tasso di inattività femminile è aumentato (40,3%) raddoppiando così quello maschile (20,4%), in calo dall’anno precedente.
Riguardo l’occupazione per posizione lavorativa, il lavoro dipendente diminuisce del -0,2% rispetto all’anno prima. Al contrario, il lavoro indipendente guadagna terreno con un +3,3% delle posizioni rispetto al 2022.
Fatto salvo il maggiore margine di errore statistico riscontrabile a livello provinciale, i microdati Istat riferiti al 2022 mostrano ulteriori dettagli sul tipo di contratto, regime orario, titolo di studio e classe di età. Il 90% degli occupati ha un contratto a tempo indeterminato, mentre il restante 10% ha un contratto a tempo determinato. Rispetto all’anno 2021, le posizioni a tempo indeterminato hanno, in particolare, registrato un aumento del 7%. Per quanto riguarda il regime orario, l’85% degli occupati lavora a tempo pieno e il 15% a tempo parziale. Rispetto al 2021, gli occupati a tempo pieno sono aumentati (+4%), mentre quelli a tempo parziale sono diminuiti (-5%).
Circa il titolo di studio, il 45% degli occupati ha il diploma di scuola media superiore. A seguire la licenza di scuola media (40%) e, infine, la laurea e i titoli di specializzazione post laurea (15%). Questo ultimo dato è di molto inferiore rispetto al valore regionale (24%). Rispetto all’anno precedente, sono stati gli occupati con licenza media a crescere maggiormente (+4%), seguiti da quelli con laurea e titoli post laurea e dal diploma di scuola media superiore, aumentati entrambi del 2%. Rispetto alla classe di età, il 39% degli occupati si trova nella fascia tra 35 e 49 anni. A seguire la fascia 50 anni e oltre (35%) e quella tra i 15 e i 34 anni (26%).
Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: “II 2023 traccia un quadro complessivamente positivo per il mercato del lavoro bergamasco. Gli occupati sono aumentati e il tasso di disoccupazione è calato grazie alla componente femminile. Meno positivo è però l’aumento degli inattivi, dei quali tre su cinque sono donne, segnale che il genere femminile sarebbe meno propenso o riscontrerebbe qualche difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. Il numero degli occupati in possesso di una laurea è in aumento, ma siamo molto al di sotto della media regionale”.
IL MERCATO DEL LAVORO DELLA PROVINCIA DI BERGAMO