L'agroalimentare resiste alla seconda ondata di Covid-19

L'agroalimentare resiste alla seconda ondata di Covid-19
Venerdì 26 Febbraio 2021

L'agroalimentare resiste alla seconda ondata di Covid-19

Il valore aggiunto reale dell'agricoltura lombarda mantiene i livelli del 2019

Le imprese bergamasche aumentano la produzione ma le esportazioni agroalimentari sono in calo del -2,4%, il lattiero-caseario migliora con le consegne del latte su del 3,7%

In Lombardia e in provincia di Bergamo il settore agroalimentare tiene nonostante gli effetti delle misure di contenimento della seconda ondata di Covid-19. L'agricoltura mostra, infatti, un andamento meno negativo rispetto agli altri settori confermando il suo carattere anti-ciclico. Questo quanto emerge dalle stime dell'ultimo studio semestrale sulla congiuntura agricola lombarda, condotto da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia, e dallo studio annuale di Polis Lombardia.

In Lombardia il valore della produzione ha un calo stimato tra il -3% e il -3,7%, mentre il valore aggiunto in termini reali registra una variazione del -0,1%, sostanzialmente invariato rispetto al 2019 e migliore rispetto a quello italiano (-6,1%). I dati confermano come la Lombardia e la provincia di Bergamo abbiano avuto un incremento positivo della produzione ma risentano dell'instabilità dei prezzi del settore. L'indice di fatturato cumulato regionale, anche se negativo, risulta in stabile e leggera crescita negli ultimi due trimestri.

Le esportazioni dell'agroalimentare dalla provincia di Bergamo nel terzo trimestre 2020 (ultimi dati disponibili) registrano un calo del -2,4%, un dato comunque positivo se confrontato con il crollo delle esportazioni complessive nello stesso periodo (-15,3%). Il dato disaggregato per categoria merceologica mostra che l'industria alimentare e delle bevande soffre la contrazione maggiore (-5,1%) mentre il settore primario risulta in controtendenza con una crescita del +21,1% in termini tendenziali. Interessanti le esportazioni dei prodotti di colture permanenti (+87,8%) e degli oli grassi vegetali e animali (+80,2%) che sono le categorie maggiormente performanti.

I singoli comparti registrano risultati molto differenti in quanto influenzati dalle caratteristiche interne e dal canale di distribuzione cui sono destinati i prodotti finiti.

Il settore lattiero-caseario a Bergamo registra una lieve ripresa nel terzo trimestre e una contrazione causata dalle nuove chiusure nel quarto trimestre. I dati delle vendite mostrano un andamento positivo nella GDO ma risentono ancora delle chiusure a singhiozzo del canale Ho.Re.Ca. Gli allevamenti locali, dopo una stagione favorevole a livello climatico, mostrano miglioramenti nella produzione. Le consegne del latte in provincia, infatti, crescono del +3,7% su base tendenziale, posizionandosi comunque al di sotto della media lombarda (+5,7%). Anche la produzione di Grana Padano prosegue la crescita (+1%) confermando Bergamo come quarta provincia lombarda per quantità prodotta del formaggio duro DOP.

L'andamento degli affari nel comparto delle carni bovine risulta negativo nel secondo semestre. A pesare sono la chiusura del canale Ho.Re.Ca., il calo della domanda interna e la scarsa valorizzazione delle eccellenze lombarde e bergamasche.

In leggero miglioramento la tendenza registrata nel settore delle carni suine, dove si scontano i problemi legati alla diffusione della peste suina sudafricana che ha causato una flessione negativa della domanda estera.

Il comparto cerealicolo cresce registrando un andamento migliore rispetto all'intero settore agricolo lombardo. A influire sulla dinamica positiva sono l'incremento delle rese di alcuni cereali (mais, grano duro, grano tenero e orzo) e il crollo dell'indice dei costi dei mezzi di produzione.

Il settore vitivinicolo tocca livelli negativi senza precedenti risentendo del calo di turismo estero, della caduta della domanda interna e delle restrizioni natalizie che hanno impedito alle aziende le vendite nel periodo più redditizio dell'anno.

Il numero di imprese operanti nell'agricoltura in Lombardia e nella provincia di Bergamo continua in calo costante anche nel secondo semestre. Questa dinamica peraltro non risulta tanto collegabile alla pandemia quanto al processo di ristrutturazione che sta attraversando il settore. A livello provinciale, infatti, la variazione tendenziale su base trimestrale mostra questo andamento negli ultimi cinque anni, salvo un lieve miglioramento tra il 2017 e il 2018. Negli ultimi due trimestri il tasso di variazione bergamasco tendenziale tocca il livello di -1% e -0,8% rispettivamente, mantenendosi comunque molto al di sopra della media regionale.

A livello occupazionale i dati mensili del Sistal di Regione Lombardia, basati sulle comunicazioni obbligatorie relative a rapporti di lavoro dipendente, offrono un quadro preciso della situazione nella provincia di Bergamo. In agricoltura le assunzioni calano a luglio e tornano a crescere tra agosto e novembre, secondo gli ultimi dati disponibili. Le cessazioni, invece, stanno riscontrando un aumento costante ma il fenomeno risulta slegato dalla crisi considerato che i licenziamenti risultano attualmente bloccati fino al 31 marzo 2021.

I dati Ismea sulle produzioni agricole e i risultati dell'indagine di Unioncamere Lombardia evidenziano che le misure di contenimento del Covid-19 hanno portato le imprese agro-alimentari a fronteggiare diverse difficoltà. La sospensione delle fiere ha ridotto la possibilità di contatto con i potenziali clienti e i problemi di reperimento della manodopera hanno creato ritardi nelle lavorazioni avventizie e stagionali. Molto positiva, invece, la flessibilità delle imprese che hanno sperimentato nuovi canali di distribuzione come la vendita on-line e la consegna a domicilio.

Commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni: «L'agro-alimentare bergamasco ha subito gli effetti della nuova ondata di Covid-19 in questo secondo semestre 2020, tuttavia i cali di fatturato sono stati più contenuti rispetto alle previsioni iniziali. La riapertura del canale della ristorazione nel terzo trimestre ha infatti contribuito alla crescita della domanda interna e degli ordini esteri oltre che alla stabilità dei prezzi. D'altro canto le chiusure del quarto trimestre hanno nuovamente peggiorato il quadro. Resta positiva la capacità di adattamento dimostrata dalle nostre imprese e filiere. La flessibilità delle imprese e il contenimento della pandemia saranno i fattori chiave che determineranno l'andamento del settore nei prossimi mesi».

Ultima modifica: Venerdì 26 Febbraio 2021